Don Milani e la Chiesa di oggi: ma l’amore non basta

31 Maggio 2023
Lettura 3 min

di Sergio Bianchini – Leggo su Famiglia Cristiana di lunedì 29 maggio le parole del capo dei vescovi cattolici italiani cardinale Zuppi che partecipa ai festeggiamenti del centenario della nascita di Don Milani.

Nella mia esperienza di insegnante statale e di preside di scuola media a Cologno Monzese ebbi modo di conoscere direttamente e lungamente il suo principale seguace a Milano, Don Cesare Sommariva, fondatore di tanti doposcuola nell’interland milanese.

Il suo rapporto con la scuola media statale (dove lavoravo io) era durissimo; rimproverava agli insegnanti le stesse cose del suo ispiratore Don Milani. Di bocciare, di non sostenere gli alunni carenti e di usare troppo la repressione, cioè le note e le sospensioni.

Gli insegnanti percepivano i suoi interventi come una violenta ingerenza nella vita della scuola. Il punto è che sia Don Cesare che Don Milani si accanivano contro i docenti ma non nominavano mai il ministero della pubblica istruzione cioè il capo della scuola statale.

Eppure i ministri della scuola sono stati nei 50 anni nel dopoguerra quasi sempre esponenti della sinistra democristiana, compreso Scalfaro, Moro e  Mattarella nel 1989. Ma nella pubblica amministrazione non fu mai data esplicitamente la direttiva di abolire le ripetenze che invece esiste in Francia per la scuola di base.

Il ministero giocava come sempre con parole ambigue, genericamente morali, tipo” la valutazione finale deve considerare il bene dell’alunno”. Ma i docenti si dividevano proprio su questa affermazione perché alcuni pensavano di evitare allo studente il male della ripetenza altri, ed allora erano ancora maggioranza, pensavano che promuovere un alunno quasi analfabeta fosse fare il suo male oltre che quello della società.

Mi sono venute in mente queste cose proprio leggendo le parole dei cattolici “modernizzati” di oggi che di don Milani ormai morto lodano tutto fuorchè i suoi pensieri sulla scuola dell’obbligo.

Cito alcune frasi.

Agostino Burberi: “Era severo, ma ci amava come figli”.

Zuppi: Chi era don Milani? Un uomo inquieto, assetato di assoluto, che a vent’anni ha voltato le spalle ai privilegi della sua influente famiglia cosmopolita e borghese per farsi prete.

…… (bisogna) guardare alla sua «lezione» che è «per tutti, credenti e non». Per cambiare le cose…… «non serve innamorarsi delle proprie idee, ma bisogna mettersi nelle scarpe dei ragazzi di allora e di oggi” ……….. Serve «una scuola che li difende più di qualsiasi altra maestra, una scuola che non certifica il demerito ma che garantisce a tutti il loro merito, le stesse opportunità perché non taglia la torta in parte uguali, quando chi deve mangiare non è uguale»…….

…….Oggi(Don Milani ) ricorda alla Chiesa che le basta il Vangelo e l’amore che genera amore e alla Repubblica che deve ancora “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale’ perché l’uguaglianza è il suo ‘compito’ da non tradire”». 

Quest’ultima frase mette in luce un nodo stringente della stagnazione nella vita della società e dello stato italiano.

Vediamo che abbandonata la linea del sostegno ad un governo specifico la chiesa evita qualunque polemica, qualunque bilancio storico e si ritira dalla mischia limitandosi ad esortare all’amore.

Da un lato la Chiesa rinuncia (almeno esplicitamente) a fare il bilancio concreto delle esperienze:

– Non si spiega perché il don fu esiliato in montagna dal suo vescovo. Il suo vescovo non era cattolico? Non amava Cristo? Non amava i giovani?

-Non si spiega perché disprezzasse e anche insultasse le insegnanti: erano tutte spietate?

-Perché non si cita la mancata realizzazione dei doposcuola che Don Milani chiedeva per gli alunni più carenti e anzi si usa subdolamente il suo nome per sostenere il tempo pieno obbligatorio per tutti?

-Perché non si parla mai del ministero e dei governi di allora per chiedere come mai la bocciatura non fosse abolita alle elementari e alle medie come chiedeva Don Milani?

-Perché la bocciatura è stata abolita poi di fatto (ma non ancora di diritto) in tutta la scuola italiana ignorando la richiesta di Don Milani stesso secondo cui, dopo la media, qualifiche e diplomi devono corrispondere ad una competenza, ”come la patente?

Zuppi dice che don Milani ”Oggi ricorda alla Chiesa che le basta il Vangelo e l’amore che genera amore……e alla Repubblica che deve ancora “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale’ perché l’uguaglianza è il suo ‘compito’ da non tradire”». “

Quindi la Chiesa in comoda difensiva si posiziona sull’amore e indica allo stato il compito dell’uguaglianza. Frase generica che però fornisce grande fondamento morale ad estremismi e particolarismi che cozzano con le necessità di chiarezza teorica e di agibilità pratica del buongoverno. Buongoverno che non può essere inchiodato da utopie ed utopisti ma deve promuovere lo sviluppo generale tenendo conto dello stato reale della società e darsi compiti possibili e sostenibili economicamente e legalmente.

La premessa  altruista e amorevole agendo sui singoli individui smussa gli infiniti contrasti della società italiana e tutti ne siamo convinti dopo i dieci anni di terrorismo che abbiamo vissuto, unici in Europa. E quando leggiamo le tragiche vicende della cronaca nera. Ma per la vita delle nazioni, dei governi, degli stati e dei popoli l’amore non basta, ci vuole anche un bilancio serio e sincero delle esperienze ed una grande attenzione ai programmi. Pena il fallimento che noi stiamo vivendo sia a scuola che fuori.

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