Depressione, l’altra bestia nera dell’era Covid 19

5 Aprile 2020
Lettura 2 min

di Giuseppe Olivieri – Siamo soliti pensare al concetto di salute come l’assenza di sintomi che condizionano negativamente le nostre attività giornaliere. Spesso pensiamo che non avere allergie, dolori, sintomatologie gastro-enteriche o condizioni infiammatorie in genere sia sufficiente per considerarci soggetti sani.

In realtà lo stato di salute è definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come un “completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”.

L’aspetto psichico e quello sociale infatti svolgono un ruolo fondamentale nel concorrere a determinare lo stato di salute.

Il nostro sistema nervoso, il nostro sistema endocrino (deputato alla produzione di ormoni) e il nostro sistema immunitario sono strettamene correlati e si influenzano a vicenda. Il tutto suffragato da chiare evidenze scientifiche ed applicate dalla Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia (PNEI).

Così la positività e la soddisfazione personale concorrono a creare uno stato di benessere anche fisico.

Al contrario, per esempio, lo stress cronico quotidiano o le paure incontrollate tendono a deprimere il sistema immunitario con un evidente meccanismo patogenetico e determinano una maggior vulnerabilità a contrarre patologie di qualsivoglia natura.

Per questo anche le relazioni sociali svolgono un ruolo determinante. La cronica insoddisfazione correlata a rapporti interpersonali carenti influenza la capacità di protezione da agenti patogeni esterni.

Queste considerazioni assumono un’importanza particolare in questo momento di emergenza sanitaria.

La paura che molti stanno sperimentando è una reazione normale e fisiologica. Il problema è quando questa diventa incontrollata e sfocia in condizioni psicotiche.

Ciò è la diretta conseguenza della diffusione incontrollata di messaggi spesso contraddittori e dell’isolamento sociale imposto per ridurre le occasioni di contagio.

Impoverimento dei rapporti relazionali, timori relativi ad una precarietà professionale o ad un possibile contagio, ridotta esposizione diretta dei raggi solari modulanti il sistema immunitario, sono alcuni degli elementi che stanno influenzando l’equilibrio emotivo di tante persone.

A ciò si aggiunge il fenomeno del conformismo, cioè il cambiamento nei pensieri e nei comportamenti delle persone come risultato di una pressione di gruppo (reale o immaginaria) che tende ad aumentare proprio nelle situazioni di maggiore incertezza come questa. In particolare, quando le cose appaiono fuori dal nostro controllo, o ci si ritiene addirittura incompetenti, si diventa molto più influenzabili fino ad assumere comportamenti irrazionali. Il numero dei suicidi di questi giorni ne è la drammatica conseguenza, come effetto di una percezione distorta della realtà.

Diventa così importante sfuggire e proteggersi dall’incalzante diffusione di notizie incontrollate da parte di tuttologi o politicanti e limitarsi a seguire le indicazioni delle autorità e di quelle che provengono da fonti sicure. Nell’incertezza, il buon senso deve sempre rappresentare la linea guida da seguire.

Anche la creazione di una rete di collaborazione continua, affidata ad esperti in scienze e tecniche psicologiche, può svolgere quel ruolo di supporto necessario alla prevenzione di quel disagio personale che, se protratto nel tempo, rischia di determinare effetti sociali duraturi o, addirittura in alcuni casi, non reversibili. In qualsiasi caso, vale la solita buona regola universale: chi si sente più forte aiuti chi si trova in difficoltà.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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