Dante mise Maometto all’Inferno. Il politicamente corretto brucerà anche la Divina Commedia?

9 Luglio 2020
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maometto

di ROMANO BRACALINI –  Sebbene l’angusto e spaventevole mondo musulmano abbia concesso tardivamente,e con molte eccezioni, la rappresentazione della figura umana, basterebbe l’accenno poco riguardoso al profeta per essere messi a morte. Cosa assai improbabile nelle dittature musulmane. Ma probabilmente passerebbe inosservato ogni riferimento offensivo alla religione cristiana, quanto agli ebrei sarebbe concesso solo di parlarne come di bestie immonde, come normalmente vengono rappresentati nei libri di testo per le scuole.

L’oltraggio al profeta va al di là del significato meramente “sacrilego”, ma viene interpretato come il vilipendio di una nazione subalterna e umiliata dallo strapotere occidentale.

 La tutela della propria onorabilità consiste innanzitutto per il musulmano nell’impedire all’Occidente qualsiasi riferimento al profeta, che già suonerebbe blasfemo, come le fonti letterarie occidentali hanno sempre fatto in passato; e solo per la condizione di sudditanza dell’Islam non si era potuto impedire che si commettesse impunemente lo scempio della figura di Maometto, male interpretato, condannato o deriso. C’è una vasta casistica a proposito.

Gli arabi non hanno mai sopportato che Dante avesse messo Maometto nell’Inferno, canto XXVIII: «Mentre che tutto in lui veder m’attacco, guardommi, e con le man s’aperse il petto, dicendo: Or vedi com’io mi dilacco!».

Vedi come storpiato è Maometto! Vedi come storpiato è Maometto! Storpiato sta per malconcio. Maometto fu come Cromwell all’inizio della guerra civile: tutti e due si servirono dell’intelligenza e del coraggio per assicurare il successo del loro fanatismo. Definizione che non suonava troppo lusinghiera per Cromwell, considerato spietato conquistatore e detrattore dei diritti umani, messo sullo stesso piano di Maometto.

Napoleone aggiungeva un aspetto poco onorevole. Leggendo il Maometto di Voltaire nel forzato ritiro di Sant’Elena fu sentito esclamare: «Ci sono dei bei versi, ma la verità storica non è rispettata!
Maometto innamorato! Al massimo avrà stuprato…». Dice Thomas Carlyle: «Aveva molti difetti. Era un uomo incolto e semibarbaro, figlio della Natura, c’era in lui ancora molto del beduino. Dobbiamo prenderlo per quel che era…».

Ernest Renan: «Egli ripeteva continuamente di non essere né un poeta né un mago, il volgo infatti era continuamente tentato di confondere fra loro queste due categorie d’uomini, ed è vero che il suo stile rimato e sentenzioso aveva qualche rassomiglianza con quello dei maghi…».

Victor Hugo lo immagina ormai vecchio, austero, come se presentisse l’avvicinarsi della sua ora. «Non rivolgeva più rimproveri ad alcuno; camminava, rispondendo al saluto di ogni passante, e ricordando gli anni in cui era stato cammelliere. Lo si vedeva invecchiare di giorno in giorno sebbene non avesse che venti peli bianchi nella barba nera». 

Ma gli occhi erano ancora buoni e non si appagava solo di caste e innocenti visioni. «Meditava a lungo davanti al sacro pilastro; di tanto in tanto comandava a una delle sue donne di denudarsi, e la guardava, per poi contemplare le nubi, e diceva: «La bellezza sulla terra, la luce nel cielo». Avvertenza per l’inquisizione musulmana. Gli autori delle citazioni son tutti morti.

(da il settimanale Il Federalismo, direttore responsabile Stefania Piazzo)

Sopra una vignetta dalla prima pagina del giornale satirico Chiarlie Hebdo

Photo by Afif Kusuma

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