Ciao Casadei! Il Covid si porta via il genio del Liscio

13 Marzo 2021
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 L’invenzione del ‘liscio’, come genere di ballo, precede Raoul CASADEI ma a lui si deve la diffusione della grande popolarità del termine. Nel 1973 Raoul CASADEI scala le classifiche con la sua “Ciao mare” e il genere di ballo da sala, nato in Romagna tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo, supera i confini regionali per diventare un fenomeno popolar-nazionale. Se ne accorsero anche i vocabolari della lingua italiana, che da allora, alla voce ‘liscio’ hanno aggiunto una nuova accezione per definire, come ad esempio recita il dizionario Treccani, “un ballo lento, non sincopato, eseguito strisciando i piedi sul pavimento”, ballo tradizionale, a coppie, “in contrapposizione ai balli più moderni, variamente figurati e movimentati”. E’ segnalato anche come sostantivato: “ballare un liscio”. Negli anni ’50 il liscio romagnolo, caratterizzato da un’esecuzione brillante (data dalla forte presenza ritmica di basso e batteria) e veloce dei brani scritti principalmente per violino, clarinetto in Do, sassofono e successivamente per voce, si impone nelle balere. Il “fenomeno liscio” inizia, di fatto con “Romagna mia”, canzone portata al successo da Secondo CASADEI nel 1954, lo zio di Raoul che nel 1928 aveva creato l’Orchestra CASADEI. Ma ci vorranno ancora 19 anni per imporre a livello nazionale “la febbre del liscio”: scoppierà con il nipote Raoul con “Ciao mare” nel 1973.

“Il liscio già esisteva ed era ed è parte di quello che siamo, a Rimini e in Romagna – ha commentato il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi – ma Raoul Casadei negli anni Settanta, con la sua contaminazione pop, lo ha fatto diventare patrimonio popolare di tutto il Paese. Da genere local a passione mainstream, con hit che scalano le classifiche dei dischi italiani più venduti”. Il sindaco ricorda l’episodio in cui Elio, in procinto di fare un disco con il gruppo romagnolo, motivò la scelta con “l’eccezionale capacità di Raoul e della sua ensemble di fare e eseguire ogni tipo di musica. Era vero. Proseguiva la grande tradizione del liscio, in cui si miscelavano nelle aie e nelle piazze dei nostri paesi, i valzer viennesi con il ritmo vorticoso, quasi ‘americano’, di chi per un attimo almeno voleva lasciarsi alle spalle povertà e dolore, magari stringendosi o cantando in un attimo di leggerezza”. Raoul Casadei, era una “persona solida con al centro la famiglia, l’amore per la sua terra, la passione per il lavoro, la generosità che non risparmiava per la sua Romagna e per la nostra regione, donando e offrendo il suo talento” ha ricordato Gnassi, sottolineando le capacità manageriali dell’artista. “Poteva fermarsi ai suoi successi ed era già tanto, ma non lo ha fatto” ha aggiunto. “Oggi che non c’è più – ha concluso il sindaco – io, noi, i nostri genitori, i nostri nonni vogliamo idealmente ringraziarlo per quegli assalti al cuore che ogni tanto ci facevano stringere alla persona amata in una danza libera, spensierata, o in un sorriso. Mirko avrà la forza per continuare la grande tradizione, nell’innovazione che sta portando avanti”.

Immagine dalla pagina fb di Raoul Casadei

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