Ci lascia lo storico direttore de La Vita Cattolica, già a capo del Sir

14 Marzo 2020
Lettura 2 min

Ho appreso con dolore la scomparsa di don Vincenzo Rini, il mio primo direttore. Lui è la prima persona importante che il coronavirus mi porta via.

Fu Andrea Tolomini, allora giovane segretario provinciale dei Movimento giovanile della Dc, ed era il febbraio del 1987, a dirmi: “Non è che faresti tu i pezzi sulle serate del nostro corso di formazione politica? Vai da don Vincenzo Rini e digli che ti ho mandato io”. Andrea, memore del mio curriculum, ero stata direttore della Fionda, il giornale studentesco dell’Istituto Agrario Stanga, pensò che fossi la persona già “pratica” per scrivere.

Con questa “raccomandazione” il lunedì mattina andai sotto i portici del vescovado, e chiesi del direttore de La Vita Cattolica. Il primo pezzo dava conto della serata con il primo sindaco di Cremona, il senatore Giovanni Lombardi, chiamato da noi ragazzi “Nonno Lomba”. Ogni lunedì, per diversi mesi, puntuale, portavo a mano il pezzo battuto sulla mia Lettera 22. La camera la mattina era un tappeto di palle di carta… Un campo di guerra.

Il direttore, per tutti don Vincenzo, dopo qualche settimana mi chiese di fermarmi il lunedì e il martedì fino a tarda notte, per la correzione delle bozze del giornale. A farmi compagnia, ma lui era più avanti di me nell’esperienza, c’era Marco Costantini. Poi, il don mi chiese di entrare in redazione. Il martedì notte, quando si chiudeva finalmente il giornale, si faceva l’alba uscendo dagli uffici, nella piazzetta davanti alla facciata Sud della Cattedrale. Quella fu per anni la nostra “location” privilegiata. Don Vincenzo, così sempre in ordine, chino sui giornali, dentro la lettura avida di conoscenza e appassionato equilibrio, ci ha insegnato il valore etico, la dirittura morale di questa professione.

Il ruolo, l’autorevolezza della Vita Cattolica di quegli anni era un premio per chi vi collaborava. Non lo trasformò mai in giornale di curia e sacrestia. Don Vincenzo era laico nel lavoro. E noi eravamo i suoi “ragazzacci”. Ogni venerdì mattina, quando il settimanale era fresco di stampa, correvo a portarne una copia nella cassetta delle poste a Silvia Mineri, che allora era consigliere provinciale del Pci a Cremona. Grande amica, con cui ho condiviso anni di proficua dialettica umana e culturale.

Sì, la sua Vita Cattolica era letta da tutti. Lui scriveva e faceva scrivere alle anime. Don Vincenzo aveva avuto la capacità di renderla indispensabile nella mazzetta di tutti gli uffici, nei palazzi, nelle segreterie di partito, la sua Vita. Una lezione che mi tenni cara per gli anni a venire. Essere inclusivi, nel solco del cattolicesimo che affonda le proprie radici e certezze nella dottrina sociale, che la scava e attualizza. Poi vennero gli anni in cui don Vincenzo mi aprì le porte della pagina diocesana di Avvenire. Fino al libricino steso con Marco Costantini, per l’allora vescovo Enrico Assi, sulla pastorale del lavoro. Assi, già vescovo ausiliare di Milano, già segretario di Montini, aveva gli uffici sopra le nostre teste. Ed era il mio editore. La sua presenza era culturalmente tangibile. Periodicamente, don Vincenzo mi diceva: “Sua eccellenza ti aspetta”. Andavo da Assi, mi dava una busta col compenso per il lavoro svolto alla Vita Cattolica e su Avvenire, mi ringraziava per il lavoro e io allora giovane cronista scivolavo via felice sulle scale del vescovado. Sono esperienze che guardo con immutata riconoscenza.

Accettare che don Vincenzo lo abbia portato via un virus, senza un funerale e un saluto, come quando in guerra non hai tempo neppure di seppellire i tuoi compagni, è difficile e ingrato da accettare.

Sono diventata per la prima volta giornalista grazie a lui, il mio primo tesserino, il primo gradino da pubblicista. Senza fiori e corone, con un articolo don Vincenzo, da giornalista a giornalista, ti rendo tutti gli onori.

*Mons. Vincenzo Rini: dal 1996 al 1999, presidente nazionale Consis (Consorzio nazionale servizi informazioni settimanali) e, dal 1999 al 2005, presidente nazionale Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e Presidente del Sir (Servizio Informazione Religiosa) nel 2006.

foto Agensir

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