Autonomia e Scuola – Nonostante il potere regionale in Veneto e Lombardia e un ministro, il nulla di fatto della Lega per attuare la devoluzione prevista in Costituzione

12 Dicembre 2022
Lettura 2 min

di Sergio Bianchini – Dei vertici scolastici della Lega la memoria è pressoché assente nella società e anche nella militanza leghista. Questo a prova del discorso successivo dove enumero alcune clamorose e incomprensibili assenze leghiste sul tema della scuola.

La Lega ha ignorato e non menziona nemmeno più tutti i problemi relativi alla scuola e non delinea soluzioni di alcun genere né a livello regionale né a livello centrale.

La prima domanda è come mai non si sia sfruttato minimamente e non si sfrutti il potere organizzativo sulla scuola che il titolo quinto della Costituzione affida alle regioni. L’art. 117, chiarissimo, attribuisce allo stato le norme generali sull’istruzione, pone poi l’istruzione nelle materie di legislazione concorrente affermando che su queste spetta alle regioni la potestà legislativa salvo che per i principi fondamentali.

Se io fossi l’assessore regionale per prima cosa inviterei il dirigente regionale a chiarirmi e chiarire con Roma il significato di NORMA GENERALE, di principio fondamentale, e poi di POTERE LEGISLATIVO affidato alle Regioni sulla scuola salvo che per i principi fondamentali.

Ad esempio chiederei al direttore della regione ed ai vertici della magistratura se il concorso regionale per le assunzioni del personale rientri o meno in queste facoltà legislative o rientri nei principi fondamentali.

Chiederei inoltre se un contratto di lavoro regionale per il personale docente sia parte o meno di questo potere organizzativo regionale e perché. E così per la potestà sui trasferimenti. E avanti con l’orario scolastico degli alunni, se le date delle vacanze scolastiche siano principi generali o meno ecc.

Ad esempio se la macroregione nord o un coordinamento dei presidenti di Regione decidessero di raddoppiare le vacanze natalizie la ricaduta sul turismo alpino invernale e sulla stanchezza degli alunni sarebbe immediata. Basterebbe in questo imitare la Francia che è alla stessa latitudine nostra. Quale principio fondamentale verrebbe leso? Se il contratto di lavoro dei docenti prevedesse 15 ore di docenza al mattino e tre al pomeriggio per attività di recupero mirate quale principio fondamentale si lederebbe? Potrei continuare all’infinito. Non mi mancano le proposte semplici e chiare e utili.

Certo la furbizia giuridica del centro ha parlato del rapporto tra generale e particolare che filosoficamente coesistono ovunque. Ma proprio qui, in questa ineliminabile duplicità, sta la necessità del rapporto politico di comunicazione non furbesca e di patti concordati. La risposta ai quesiti, anche filosoficamente, non può essere che il centro disciplina tutto. E quindi anche il centro dovrebbe scendere dal pero se messo davanti all’opinione pubblica.

La Lega, innervosita davanti al furbesco ma anche rassegnato contenzioso giuridico ha dato per scontato che il centro avrebbe frenato tutto per cui non ha posto alcuna questione e il centro non ha dovuto frenare nulla. Con la scusa che il potere centrale avrebbe frenato tutto la lega non ha formulato alcun desiderio nemmeno a se stessa.

Ma il titolo quinto ha ormai 20 anni e il personale leghista molti di più. Perché si continua ad ignorare la tematica?
Per un anno intero la Lega ha avuto in mano il potere regionale sulla scuola in Lombardia e Veneto e contemporaneamente il potere ministeriale. Si è visto un sospiro qualsiasi, un dialogo qualunque tra i due livelli? Niente.

Il potere, anche quello scritto, va preso con la pazienza, la tenacia, la sincerità e la chiarezza sia con chi si oppone che con chi ci sostiene. Sulla scuola la lega ha deluso totalmente e non ci sono segni di ripresa.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
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