di Roberto Gremmo – Nel 1931, al Congresso di Colonia del “Partito Comunista d’Italia” stalino-togliattiano (un’assise che in realtà si svolse a Mosca, presente e padrone di casa Palmiro Togliatti) veniva presentato il progetto fantasioso di creare delle “Repubbliche socialiste e soviettiste autonome del Mezzogiorno d’Italia, della Sicilia e della Sardegna” e di conseguenza una ‘Repubblica’ particolare per il Nord Italia.
L’episodio merita di essere ricordato assieme a quanto ha documentato sulla “Nuova Padania” del 9 giugno, Riccardo Rocchesso nel suo articolo sulle disinvolte capriole tattiche del P.C.I. che si è speso negli anni Settanta con un meridionalismo straccione coniugato con il peggior centralismo statalista.
Le tesi congressuali cosiddette di Colonia venivano votate mentre il fascismo era saldamente al potere in Italia e dunque erano solo aria fritta.
Vi si propugnava “la liberazione del Mezzogiorno e delle Isole” mirando puramente e semplicemente ad erodere consensi alla base elettorale del ‘notabilato’ del Sud e soprattutto del Sardismo, che non volevano saperne di marciare a braccetto dei nipotini di Stalin.
Dimostrando la propria indipendenza, già nel mese di settembre del 1925 era stato messo alla porta l’emissario del P.C.I. Ruggero Grieco che era inutilmente intervenuto al V° ed ultimo congresso del “Partito Sardo d’Azione” cercando di prendere la parola… invitando a cacciare dalle file autonomiste i dirigenti ‘borghesi’ ed i “capi opportunisti”.
Nata la Repubblica Italiana, una ed indivisibile, certi spudorati estremismi venivano messi da parte ed il P.C.I finiva per rivelare una ferrea vocazione centralista indicata da Togliatti nel suo discorso tenuto in preparazione dell’Assemblea Costituente (pubblicato dall’“Unità” il 30 dicembre del 1945) dove fu duro, pedagogico e dottrinario.
Senza ammettere repliche:
“Noi non siamo federalisti, noi siamo contro il federalismo, noi riteniamo che lo Stato italiano deve essere organizzato come uno stato unitario… uno stato federalistico sarebbe una Italia nella quale risorgerebbero tutti gli egoismi e particolarismi locali ostacolando la soluzione di tutti i problemi nazionali nell’interesse di tutta la collettività. Una Italia federalistica su base regionale sarebbe un’Italia nella quale in ogni regione finirebbero per trionfare delle forme di vita economica e politica arretrate, vecchi gruppi reazionari…”.
Almeno ufficialmente, il P.C.I. non si discostò più da questa linea centralista.
Una fantomatica e ‘clandestina’ ipotesi di ‘Repubblica del Nord’ fece capolino solo nei ‘rapporti riservati’ dei Carabinieri relativi ai progetti insurrezionali del P.C.I. del 1948.
Si parlò, senza vere prove, di velleità dell’ala ‘secchiana’ del Partito di creare uno Stato separato nel Nord Italia, qualora la ‘Reazione’ avesse prevalso al Centro-Sud.
Ma questa è ancora un’altra storia.
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