di Roberto Gremmo – Come Umberto Terracini, due autorevoli uomini politici democratici sono contro il centralismo. La lettera aperta pubblicata oggi sul più importante quotidiano italiano da Enrico Morando e Giorgio Tonini, ex senatori del Pd, riprende una tradizione storica del movimento operaio che ha sempre difeso le autonomie ed i poteri locali, spesso solo per ragioni strumentali e tattiche, ma in molti casi con grande convinzione.
C’era dunque da aspettarselo che il coro sguaiato di demagogia meridionalista dovesse prima o poi suscitare dissenso in una Sinistra dove non tutti gradiscono le esaltazioni propagandistiche della segretaria, che gli iscritti non volevano ma venne eletta dai passanti…. Ed ora fa della demagogia meridionalista una bandiera, con toni e pregiudizi che, quelli si, spaccano l’Italia.
Ecco l’inizio della lettera al Corriere della Sera.
“Caro direttore,
il più importante dei referendum per i quali si stanno raccogliendo le firme è solo formalmente contro la legge Calderoli: in realtà è contro il principio costituzionale dell’Autonomia differenziata (articolo 116 terzo comma della Carta), se non dell’Autonomia tout court, come è organizzata nell’intero Titolo V della Costituzione. A dirlo, con esemplare chiarezza, in un’ampia intervista a Il Manifesto (13 agosto), è lo stesso presidente del comitato promotore del referendum per l’abrogazione della legge Calderoli, Giovanni Maria Flick“.
E poi ancora.
“… non abbiamo firmato la proposta di referendum abrogativo e riteniamo che il nostro partito, il Pd, sbagli a sostenerlo. La legge Calderoli può e deve essere criticata per molti aspetti, insieme alla narrazione che dell’Autonomia differenziata propone la Lega. Ma in sé è troppo poca cosa per giustificare un referendum abrogativo. Non si chiamano al voto 50 milioni di italiani per emendare una legge di procedura. Se si ricorre al referendum, è perché si vuole mettere in gioco una grande questione di orientamento politico generale, che in questo caso è la Costituzione stessa, come riformata da noi (noi centrosinistra) 24 anni fa, con l’avallo di un referendum popolare confermativo“.
Attenzione, ammoniscono i due esponenti Dem, le critiche al pasticcio berghem-dentistico sono spesso condivisibili e legittime, ma la danza della tarantola contro il principio dell’autogoverno decentrato porta solo al centralismo. E noi non ci stiamo.
Quella dell’onorevole di Arquata Scrivia e del suo sodale è una presa di posizione da guardare con attenzione e rispetto.
Invece si deve biasimare il disinteresse degli ultimi mojitiani per la battaglia alle viste sul Referendum, dove Zaia resta solo e gli altri navigano a vista, si inventano comparsate cabarettistiche da Gianni e Pinotto per finire sui giornali e disertano ogni difesa del Nord.