di Benedetta Baiocchi – Vi ricordare a maggio le polemiche e gli attacchi al governatore sardo Solinas, che proponeva un test obbligatorio d’ingresso sul covid a chi sbarcava dal continente sull’isola? Una slavina di critiche contro un presunto “passaporto sanitario”. I lombardi passarono per appestati, i sardi si sentivano sudditi. Persino il sindaco Sala affermò: “Me ne ricorderò”. Alla fine il governo bocciò la proposta di screening all’ingresso.
Oggi, lo screening viene fatto a chi rientra in aeroporto dalla Sardegna. I fatti sono noti.
Questo è il Paese in cui il rigore viene scambiato per complottismo, e la necessità di garantire le regole viene poi trasformato in una decretazione d’urgenza che però lascia spazio a dubbi e a personaggi che non generano fiducia. Insomma, non c’è una via di mezzo.
Sentite oggi le parole di Solinas, che rilancia ancora i test per chi arriva e respinge l’idea dell”isola focolaio’. Ma soprattutto, in una intervista a La Nuova Sardegna, denuncia le “gravissime lacune” nei controlli fuori dalla Sardegna. “Non tutti i passeggeri provenienti dalle zone a rischio vengono controllati a Fiumicino”, afferma, “dove i test vengono eseguiti dalle 9 alle 18. In altri scali, invece, non vengono effettuati sui viaggiatori in transito. Chi parte da Madrid e fa uno scalo non viene controllato prima di imbarcarsi per la Sardegna. Questo modello e’ sbagliato: le verifiche devono essere fatte prima e non solo su chi proviene dalle zone a rischio”. Solinas ribadisce quindi l’importanza dei controlli in ingresso perche’ “il 95% dei contagi sono importati” in quanto, “non c’e’ una circolazione autoctona del virus”. Il presidente della Regione ne ha anche per le compagnie di navigazione: So che in molto casi non hanno accertato la registrazione sul sito e neanche attraverso la App al momento dell’imbarco”.
“Avevamo proposto mesi fa un modello di controllo non perche’ pensato da soli ma perche’ era stato adottato a livello internazionale. Tutti si stracciarono le vesti quando la facemmo, abbiamo quindi adottato delle misure alternative che ci hanno consentito di contenere dei casi come a Santo Stefano. Se si fosse adottato il metodo da noi precedentemente proposto non saremo a questo punto. Chiediamo al Governo di rivedere la propria posizione”, ha spiegato stamane SOLINAS, ospite della trasmissione Agora’ su Rai 3.
Il governatore rivendica cosi’ con forza la propria idea di una certificazione di negativita’ per gli spostamenti e chiede una revisione delle posizioni dello Stato. “La Sardegna e’ oggetto di un attacco ingiustificato. Se guardiamo i numeri e non le parole abbiamo un indice virale di 0.9, siamo la nona regione, nessuno parla di emergenza nelle altre – aggiunge -. Inoltre non abbiamo focolai autoctoni, ma sono per lo piu’ casi d’importazione. Si sta costruendo una narrazione distorta che puo’ solo creare danno al turismo e allarmismo nella popolazione”.