“Le dichiarazioni su Giorgia Meloni, nella mail dei magistrati, sono inaccettabili”. Così al Corriere della Sera il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Un conflitto tra governo e magistrati? No – risponde – C’è un piccolo gruppo, una corrente che si chiama Magistratura democratica, storicamente legata all’allora partito comunista, che prima attaccava Silvio Berlusconi e ora attacca Meloni”. “Si lamentano del generale Vannacci, ma fanno la stessa cosa – aggiunge – Dicono che un generale non deve fare politica. Sono figlio di un generale dell’esercito. Non diceva nemmeno a noi per chi votava. Ma neanche un magistrato deve essere politicizzato. Come non esistono carabinieri di destra e carabinieri di sinistra Mica sono professori di università”.
Sul no ai trattenimenti non sono stati attaccati troppo duramente, gli viene chiesto: “Non sono i magistrati a dover decidere quali sono i Paesi sicuri. Il potere giudiziario non può invadere gli altri due. Io rispetto le sentenze, però i magistrati non possono fare come vogliono. La Corte europea parla di parti di territorio non sicure ma deve essere venuto meno il controllo, come accade con gli Houthi. Altrimenti nemmeno l’Italia è sicura ? Con questo principio nulla lo è più, neppure gli Usa, che in alcuni Stati hanno la pena di morte”. Alla domanda sui toni usati da Salvini al Tg1 Tajani risponde: “Io uso i toni miei. Per noi non è una novità, lo diciamo dal ’94. Nel nuovo decreto c’è la lista dei Paesi sicuri” mentre la Corte Ue “non dava una lista. Questo è un decreto, una fonte primaria, non possono esserci contestazioni. La democrazia si basa su un potere tripartito Noi abbiamo un problema di immigrazione irregolare che genera allarme sociale”.