di Benedetta Baiocchi – Lombardia diversa dalle altre regioni. Diversa per morti, per contagi, per zone rosse, per tutto. Mentre Lazio e Veneto hanno preparato un piano che prevede tamponi rapidi per le scuole (attendibili per l’85%), prevedendo in caso di positività la sanificazione e il rientro a scuola entro due giorni, la Lombardia preferisce seguire la strada più lunga del tampone tradizionale, per il quale si può arrivare anche a 5-6 giorni per avere l’esito.
Una scelta che appare incomprensibile e insufficiente per testare e monitorare in modo stretto l’andamento di eventuali contagi.
«Non avendo noi, ad oggi, strumenti in grado di diagnosticare l’infezione da Covid – ha spiegato all’Eco di Bergamo Ezio Finazzi segretario provinciale e regionale del sindacato pediatri Simpef– dovremo considerare tutti i bimbi malati, casi sospetti. E, come protocollo, dovremo richiedere il tampone per tutti: in attesa dell’esito, però, anche i familiari, in quanto contatti di un caso sospetto, dovranno mettersi in isolamento fiduciario». In altre parole, la scelta lombarda firmata Fontana-Gallera potrebbe portare ad «un blocco generale».