Sicilia, disabili torturati in casa di cura. 35 misure cautelari

17 Dicembre 2021
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Maltrattamenti e torture a pazienti psichiatrici, truffa ai danni dell’Azienda sanitaria provinciale e corruzione. I finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal gip di Termini Imerese su richiesta della locale Procura, nei confronti di 35 indagati, di cui dieci finiti in carcere, sette ai domiciliari, cinque sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza e tredici destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività professionali per un anno. Sono accusati, a vario titolo, dei reati di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture.

Con lo stesso provvedimento, il gip ha disposto il sequestro preventivo di una Onlus, che, in regime di convenzione con l’Asp di Palermo, fornisce servizi di riabilitazione ‘a ciclo continuo’ in favore di 23 pazienti con gravi disabilità fisiche e psichiche, e di beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 6,7 milioni di euro. Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela spesa pubblica si sono sviluppate attraverso due filoni paralleli. Il primo ha riguardato l’amministratore e i soci dell’associazione, che, spiegano le Fiamme gialle, attraverso la simulazione della forma no profit dell’Ente, in luogo della reale natura commerciale, e grazie all’utilizzo di documentazione falsa (planimetrie, relazioni tecniche, rendiconti trimestrali delle prestazioni erogate), sarebbero riusciti a ottenere l’accreditamento con la Regione siciliana e il successivo convenzionamento con l’Asp di Palermo, ottenendo, nell’ultimo quinquennio erogazioni pubbliche per 6,2 milioni di euro. Il secondo filone investigativo ha fatto emergere i gravissimi comportamenti ai danni dei 23 pazienti del centro, che il gip di Termini Imerese ha ritenuto idonei a configurare le fattispecie di tortura, maltrattamenti e sequestro di persona. “Tutto il personale sanitario e paramedico in servizio nella Onlus, con la compiacenza della proprietà – spiegano le Fiamme gialle -, ha posto in essere numerose e reiterate condotte attive e omissive, sottoponendo i pazienti a maltrattamenti di natura fisica e psicologica tali da cagionare loro gravi sofferenze ed umiliazioni”. 

 E’ drammatico quel che emerge dalle intercettazioni effettuate nella casa di cura lager del palermitano dove i pazienti venivano picchiati e insultati. Nella sala “relax” venivano portati di peso, rinchiusi dentro e presi a calci e pugni. Poi venivano offesi: “Frocio”, urlava un operatore e dopo l’ennesimo calcio chiudeva la porta. “Devi buttare il veleno dal cuore” diceva un altro inserviente della struttura. “E’ un manicomio, un lager nazista”, commentavano, non sapendo di essere intercettate, alcune operatrici del centro mentre uno dei pazienti urlava: “Dottoressa mi faccia uscire. Avevamo detto cinque minuti, si mantengono i patti, i patti si mantengono”. “Io ne ho certezza al 99% gli alzano le mani ai ragazzi, fin quando non ci sono le telecamere sta cosa… noi non ce la togliamo e vedi che e’ un reato penale – diceva una donna al telefono – I ragazzi erano vestiti come gli zingari, visto che non li lavavano, visto che il mangiare faceva schifo, visto che la struttura non era pulita”. Un’altra operatrice intercettata, parlando con una delle indagate, le contestava: “20 mila euro, quello di parcelle tra lui e sua moglie, 60 mila euro lui e 70 mila euro l’anno sua moglie, senza che sua moglie a Castelbuono mettesse un piede, piu’ tutti quello che tu hai sciupato che non vi spettavano, rimborsi chilometrici, rimborsi quando tua figlia se ne andava a Catanzaro all’universita’, i pannolini dei tuoi nipoti, i confetti, le autovetture”. E un’altra: “Tu ce l’hai presente un manicomio? Uguale, identico, ci manca solo, gli ho detto che li legano ai letti e poi siamo a posto, siamo pronti per la D’Urso. Ci sono cose che sono oggettive. I bilanci non sono mai stati presentati, nella contabilita’ c’e’ manicomio, la struttura non e’ adeguata e non e’ a norma. Li’ se campano o se muoiono, non interessa niente a nessuno”.

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