Arriva la primavera dopo un inverno che dal punto di vista climatologico ha fatto segnare una temperatura superiore di 1,21 gradi la media storica ma l’anomalia è addirittura di 1,38 gradi in più al nord dove si registra peraltro una storica siccità. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in occasione dell’equinozio di primavera, lunedì 20 marzo alle ore 22,24, sulla base dei dati Isac Cnr che rilevano le temperature in Italia dal 1800. In particolare “la mancanza di precipitazioni – continua la Coldiretti – sta condizionando le scelte delle aziende agricole che si stanno spostando da mais e riso verso colture come soia e frumento. Per le semine del riso si stima un taglio di 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni”. E, rileva l’associazione, sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana dove nasce quasi 1/3 dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento. In merito alla siccità, Coldiretti ricorda anche che l’inverno che sta per finire ha lasciato l’Italia del nord a secco con precipitazioni al di sotto della media dopo un 2022 in cui è caduta il 30% di pioggia in meno. Gli effetti sono evidenti con i grandi laghi che, continua la Coldiretti “hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 22% del lago di Como al 37% del lago di Garda fino al 44% di quello Maggiore mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3,2 metri, come in piena estate, e si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico”. Proprio dalla disponibilità idrica, spiega Coldiretti, dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano ed i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello. Altro elemento di preoccupazione è la risalita del cuneo salino lungo i corsi dei fiumi che dal mare penetra nell’entroterra.
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