di Stefania Piazzo – Ogni canale tv è un esperto che prende la parola. Non c’è unanimità nella comunità scientifica. E’ vero, come affermava Giovanni Gentile (tranquilli, non è un politico di oggi, e neppure un influencer, per chi non ricorda chi sia c’è sempre google, ndr), che il pensiero non procede per la soluzione ma per la posizione dei problemi. Ovvero, meglio sempre avere dei dubbi piuttosto che delle granitiche e immodificabili certezze, perché sono i dubbi a generare la ricerca, a garantire la conoscenza, il progresso, nuove scoperte. Ebbene, detto questo, c’è già chi parla di una terza ondata, a febbraio. Siamo all’inizio della seconda ma se c’è chi anticipa l’arrivo della terza scoppola, vuol dire che quanto stiamo facendo ora è qualcosa che non servirà a contenere il contagio.
Chi lo ha detto? Andrea Crisanti. “Come evitare la terza ondata nel caso in cui applicassimo solo misure restrittive? C’è solo un modo, creare un sistema di sorveglianza che integri tre elementi: la capacità di fare un numero di tamponi sufficienti per bloccare la trasmissione, tamponi non a tappeto ma mirati; integrare il processo con strumenti informatici che permettano di monitorare in termini spazio-temporali come i casi si distribuiscono regione per regione, integrati con altri parametri demografici, per prevedere quello che succede dopo e anticipare il virus; infine il sistema deve avere la logistica per rendere accessibile questi test dove sono necessari e in Italia ci sono differenze drammatiche”.
Lo ha detto il docente di microbiologia all’Università di Padova, in un’audizione alla Commissione Igiene e Sanità del Senato sul ricorso ai test e al tracciamento per il contenimento della pandemia di Covid-19. “Per combattere questo virus non dobbiamo lasciare indietro nessuno. Se questo lo ha fatto il Vietnam è tranquillamente alla portata dell’Italia”, ha concluso.
Come lo era prima, ma evidentemente il Vietnam è più avanti.
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