In un’ampia intervista al Corriere della Sera, in cui di fatto sostituendosi al governo, il lockdown viene annunciato dal coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, lo stesso esperto della Protezione civile affronta la protesta dei medici che non intendono effettuare tamponi nei propri studi. I contesti residenziali in cui sono ospitati gli ambulatori protestano, temendo il diffondersi dei contagi e gli stessi professionisti chiedono contesti in cui operare in sicurezza, separando l’attività quotidiana da quella di tracciamento.
La replica del Cts non si è fatta attendere. Ecco Miozzo: Gli ospedali “soffrono una pressione difficilmente sostenibile nel lungo periodo, soprattutto nei territori in ritardo nell’organizzazione dei percorsi dedicati ai pazienti Covid. L’unico modo per alleggerire è coinvolgere medici di famiglia e pediatri di libera scelta fornendo loro tutti i mezzi per operare, i materiali di protezione, gli strumenti diagnostici. Con l’accordo appena siglato tutti i cittadini potranno fare i tamponi rapidi con il loro medico. Vanno coinvolti, anche ospitandoli in spazi dedicati se il loro studio non va bene. Naturalmente vanno messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza, senza escludere sanzioni per chi si rifiuta”.
Ma dove sono gli spazi dedicati, i percorsi alternativi?