”La sentenza è molto importante sul piano giudiziario ma, da cittadino romano, dico che non può essere considerata fondamentale”, ”credo che in certi quartieri di Roma Est non ci fosse bisogno di una sentenza per sapere chi sono i Casamonica, come gli Spada a Ostia”. Lo dice in un’intervista a ‘La Stampa’ Alfonso Sabella, già pm antimafia a Palermo e assessore alla legalità a Roma nella giunta Marino. ”Una sentenza può dipendere da fattori mutevoli: un errore di tattica processuale, un’intercettazione poco comprensibile, un teste smemorato, un’interpretazione giuridica controversa. Per questo la società civile deve maturare una consapevolezza autonoma”. Per Sabella Roma non è una città mafiosa ”e forse, grazie al lavoro svolto negli ultimi anni da magistrati e forze di polizia, non lo sarà mai. Ma è una città dove esistono organizzazioni mafiose”. Perché? ”Per un inesorabile e costante arretramento dello Stato, e per il dilagare di un fenomeno più grave della mafia, la corruzione pubblica, che ne rappresenta il brodo. E non parlo dei politici, ma dei burocrati. I funzionari comunali, per esempio, che hanno consentito ai Casamonica di costruire una villa abusiva nel cuore di Roma”. Quanto a se rifarebbe l’assessore alla legalità, Sabella è netto. ”Mai. Per quei dieci mesi maledetti ho pagato un prezzo troppo alto: personale, professionale, umano, economico”. Il che vuol dire ”dieci mesi da assessore a stipendio dimezzato, otto mesi dopo le dimissioni senza stipendio in attesa di tornare in toga, sei anni di confino a Napoli con 700 euro al mese di spese di viaggio”.