Povertà: dopo il Covid 2,1 milioni di famiglie nel baratro

30 Luglio 2020
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Non serve scorrere le immagini di chissà quale paese per scoprire a casa nostra la povertà più assoluta. L’indigenza che non ha vie d’uscita. Il baratro della povertà assoluta tocca 2,1 milioni di famiglie.

A lanciare l’allarme è il focus CENSIS-Confcooperative ‘‘Covid da acrobati della povertà a nuovi poveri. Ecco il rischio di una nuova frattura sociale”. Dalla ricerca emerge infatti che sono 2,1 milioni le famiglie con almeno un componente che lavora in maniera non regolare, in base a una elaborazione CENSIS su dati Istat. Di queste ben 1.059.000 di famiglie vivono esclusivamente di lavoro irregolare (sono il 4,1% sul totale delle famiglie italiane). Di queste, più di 1 su 3, vale a dire 350 mila, è composta da cittadini stranieri. Un quinto ha minori fra i propri componenti, quasi un terzo è costituita da coppie con figli, mentre 131 mila famiglie possono invece contare soltanto sul lavoro non regolare dell’unico genitore.

La presenza di famiglie con solo occupati irregolari pesa al Sud dove si concentra il 44,2%, ma le percentuali che riguardano le altre ripartizioni danno conto comunque di una diffusione considerevole anche nel resto del Paese: il 20,4% nel Nord Ovest, il 21,4% nelle regioni centrali e il 14% nel Nord Est. Nel 2019 le persone in povertà assoluta erano 4,6 milioni, di cui il 40,5% residente nelle regioni settentrionali e il 45,1% nel Mezzogiorno.

Tra gli individui assolutamente poveri, 1 su 4 erano minori (un esercito da 1,14 milioni di persone), mentre gli stranieri quasi 1 su 3 (1,4 milioni). Le persone senza fissa dimora erano stimati in 112 mila, ma l’area dell’indigenza che faceva ricorso agli aiuti alimentari arrivava a comprendere 2 milioni e 700mila persone.

Photo by Mihály Köles 

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