di Stefania Piazzo – Anche il Corriere lo dice. O, almeno, lo diceva. E’ il 19 marzo 2017 e Paolo Mieli, uno storico e analista al di sopra di ogni sospetto, si chiede: pensa te se l’Europa legge i dati siciliani e li raffronta con quelli lombardi o italiani… Davvero può credere alle nostre promesse di risanamento dei conti e all’uso ocultato delle risorse?
Ecco i passaggi chiave, che forse dovremmo rispolverare nel momento in cui accusiamo l’Europa di essere matrigna ed egoista. Davvero i paesi del Nord Europa così scettici nei nostri confronti sono pieni di pregiudizi e ingenerosi? Davvero è l’Europa il nemico come sostengono alcuni leader politici? Ma oggi non è politicamente corretto per la Lega affrontare la questione settentrionale? Rileggiamo Mieli.
Speriamo che all’Europa sfugga che negli oltre quattro anni in cui Crocetta è stato governatore della Sicilia, magia dopo magia, l’indebitamento della Regione è cresciuto in modo spaventoso (oltre il quaranta per cento).
Speriamo altresì che l’Europa non si allarmi per l’epidemia di cecità che colpisce la Sicilia, regione che, pur contando un dodicesimo circa della popolazione italiana, ha un settimo dei non vedenti dell’intero Paese. Speriamo che l’Europa non noti come in Italia (secondo l’Inps) un milione e 335.093 trattamenti di invalidità, pari al 44,8% del totale, riguardino il Sud dove risiede il 34,4% della popolazione italiana. Se si fa una comparazione con il Nord, un terzo di questi invalidi (445.000) è di troppo. In Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna ci sono 45 pensioni «assistenziali» ogni mille abitanti. In Sicilia 91 (ma — se vogliamo consolarci — in Sardegna sono di più: 92; e in Calabria 97).
Speriamo che l’Europa non faccia caso alla presenza, nel database della Regione Sicilia, di ben 2.800 dirigenti sindacali su un totale di quindicimila lavoratori. 2.800 sindacalisti, ovviamente, inamovibili.
Speriamo che l’Europa non si renda conto del fatto che sui 29.093 italiani che ricevono un corposo assegno previdenziale (costo totale 1,41 miliardi ogni dodici mesi), metà, 16.500, sono a carico della Regione Sicilia.
Speriamo che l’Europa si distragga di fronte al fatto che – in aggiunta alle incredibili differenze di entità e costi del personale pubblico – laddove in Lombardia la spesa per l’acquisto di «materiale informatico e tecnico» nel 2016 è stata di 112 mila euro, quella della Sicilia, per lo stesso «materiale informatico e tecnico» è stata di un miliardo e settecento milioni.
Speriamo che l’Europa non rilevi che i celeberrimi ventitremila forestali siciliani (record mondiale soprattutto se calcolato in rapporto alla popolazione e alla vastità di aree boschive) costano 250 milioni di euro l’anno.
Confidiamo in una grande distrazione continentale dal momento che, se l’Unione Europea avesse all’improvviso contezza dei tristi primati siciliani (alcuni dei quali purtroppo condivisi con l’intera Italia meridionale), forse sarebbe ancor più restia a prendere sul serio i nostri solenni impegni per il contenimento della spesa pubblica.
Per chi può e per chi vuole qui il pezzo integrale: