Non solo 600 euro. Non ci indigniamo più per il fisco asfissiante e per chi ci tradisce?

11 Agosto 2020
Lettura 1 min

di Giuseppe Olivieri* – Non riesco ad indignarmi fino in fondo per le 600 Euro richieste da alcuni parlamentari. Soffro di più per le promesse disattese e dimenticate.

Ci si potrebbe chiedere quanto sia opportuno avere un rappresentante politico che impersonifichi i canoni della bellezza e dell’armonia fisica, come riflesso delle qualità di uno stato o di una nazione.

Ci si potrebbe chiedere se la moralità sia una condizione in base alla quale far convergere la preferenza verso un candidato piuttosto che un altro.

Anche la cultura, il titolo di studio conseguito o il così detto curriculum potrebbero essere elementi tali da influenzare le scelte dei cittadini verso i loro rappresentanti.

Ogni assemblea politica designata è l’espressione delle immagini, delle aspettative, delle preferenze degli elettori o dei partiti votati. In democrazia dovrebbe funzionare così.

Io non avrei mai chiesto le 600 Euro da parlamentare. Non mi sono spettate nemmeno come libero professionista. Se viene sottratta una somma di denaro da parte di chi non ne ha la necessità, rimane in me un senso di commiserazione nei confronti di chi in tal senso opera. E’ un fatto grave, ma non mi stupisco.

Mi dolgo all’idea che nessuno si indigni per una tassazione asfissiante, per uno stato iperburocratizzato e ingangrenito, per gli ennesimi nuovi assunti dal Comune di Roma (intanto ci sarà poi qualche polentone che ripianerà i debiti), per i diritti personali costituzionalmente riconosciuti e quotidianamente disattesi, per chi arrotonda con un Reddito di Cittadinanza di giorno e la sera spaccia morte, per le azioni politiche intraprese senza spirito di lungimiranza.

Mi indigno di più per chi fa carriera per la bramosia di potere dimenticandosi dei giuramenti, dei sogni e delle terre promesse.

Se chi doveva rappresentare il Nord, lo tradisce.

Se chi doveva aprire il Parlamento “come una scatoletta di tonno”, vi si rinchiude.

Se chi doveva agire per la così detta “sinistra”, ora si adopera per la così detta “destra” o viceversa.

Se questo e tanto altro si verifica, allora mi indigno.

Il giudizio e la critica relativa ad un certo tipo di immoralità in politica non mi appartiene. Mi accontenterei del rispetto delle regole e delle promesse.

Giuseppe Olivieri*, lettore de la nuova padania

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