Parte da New York, nel giorno in cui viene toccato il triste traguardo dei 300.000 morti, la vaccinazione di massa contro il Covid negli Stati Uniti, la maggiore dai tempi della poliomielite nel 1950. La prima dose e’ stata somministrata in diretta tv a Sandra Lindsay, un’infermiera afroamericana di terapia intensiva del Long Island Jewish Medical Center nel Queens.
La vaccinazione ha un valore simbolico dato che lo Stato e la citta’ di New York sono stati l’epicentro del Covid negli Stati Uniti fra marzo e aprile con oltre 35.000 morti e il fatto che la prima vaccinazione sia avvenuta nello Stato invia un segnale di cambio di passo, di una nuova pagina da scrivere. Dopo un’estate relativamente sotto controllo, il virus e’ tornato ora a galoppare nella Grande Mela richiedendo l’imposizione di nuove restrizioni, quali la chiusura delle sale interne dei ristoranti costretti a servire pranzi e cene solo all’aperto con temperature sotto le zero.
E la situazione non e’ destinata a migliorare a breve nonostante il vaccino. Il sindaco Bill de Blasio lo ha detto a chiare lettere: “Bisogna prepararsi alla possibilita’ di una nuova chiusura totale”. Una nuova stretta arriva intanto anche a Boston dove le autorita’ decidono di chiudere palestre, musei e attivita’ non ritenute essenziali nel tentativo di contenere il Covid. Mentre New York fa i conti con una possibile chiusura, la corsa alla vaccinazione e’ iniziata, anche se solo una piccola fetta della popolazione potra’ riceverlo almeno all’inizio viste le limitate forniture disponibili. Gli esperti prevedono che saranno circa 100 milioni gli americani che saranno vaccinati entro febbraio o marzo, mentre il grande pubblico dovra’ attendere almeno fino alla primavera o l’estate.