Mi fanno rimpiangere la Democrazia Cristiana. In attesa di una Democrazia Padana

23 Aprile 2023
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di Cuore Verde – Sono nato nel 1964. Sono un leghista della prima ora. Dal 1989. Negli anni della cosiddetta “prima repubblica” non ho mai votato per la Democrazia Cristiana. Ma in questi giorni, per alcuni aspetti, ho cominciato a rivalutarla. Da mesi, subiamo un assurdo dibattito politico e mediatico su “fascismo” e “antifascismo”. Busti del duce, stragi buone e stragi cattive, sostituzione etnica, fascisti cattivi e comunisti buoni, fascisti buoni e comunisti cattivi, beatificazione dei rispettivi “eroi”.

Il tentativo di dividere l’opinione pubblica su un’improbabile crinale ideologico. Nel deserto politico prodotto dallo svilimento dell’idea politica al quale hanno certamente contribuito le giravolte, le retromarce e i tradimenti politici (“no-euro”) dei cosiddetti sovranisti (Cinquestelle e Lega di Salvini), i “reduci” e i “partigiani” di ideologie antiquate che la storia ha dimostrato tragicamente fallimentari, si sono ritrovati soli a sfidarsi nel “saloon della politica”.

Non siamo più nei “formidabili” (per loro) anni ’70 e quindi lo scontro è ormai soltanto verbale. Epigoni di idee che non hanno alcun riscontro nell’attuale realtà sociale e politica come dimostra l’aumento dell’astensionismo elettorale. La Democrazia Cristiana, saggiamente, evitava certi argomenti estremi e divisivi. Nazionalismi e partigianerie. Depotenziava le occasioni di scontro.

Nel 1977, arrivò a spostare la festa nazionale della Repubblica e la festa dell’Unità nazionale rispettivamente nella prima domenica di giugno e di novembre, abolendo di fatto la festività del 2 giugno e del 4 novembre. A partire dal dicembre 1996, con la legge per la Festa del Tricolore (7 gennaio, proclamazione della…Repubblica Cispadana!), iniziò poi la “controffensiva” contro le ipotesi secessioniste della Lega di Bossi che culminò con il ripristino della festività del 2 giugno da parte del presidente Ciampi  nell’ambito di “una più generale azione di valorizzazione dei simboli patri italiani” come riporta Wikipedia.

E riaprendo la strada, secondo me, ad una idea nazionalista “italiana” della quali i “patrioti”, ora al governo, si considerano, da sempre, i legittimi difensori. Strada cha la Democrazia Cristiana, opportunamente, evitava di percorrere. Nei miei ricordi di adolescente degli anni ’70, il tricolore era appannaggio e simbolo di una precisa idea e fazione politica. La destra. Li ricordo bene i “patrioti”.

Ancora oggi lo sventolano e lo innalzano con orgoglio nello loro manifestazioni. La difesa della cosiddetta “italianità” e del “primato” dell’Italia è un punto fermo della loro ideologia. Comunque, anche dalle parti dalla sinistra ora abbonda il tricolore. Personalmente, dopo tutti questi rigurgiti nazionalisti, di destra e di sinistra, frutto di un improbabile neo-risorgimento, spero che, prima o poi, si torni a parlare seriamente di Padania. Dalla Democrazia Cristiana alla Democrazia Padana.   

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Direttrice: Stefania Piazzo
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