Meloni nell’arena della Cgil

17 Marzo 2023
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Giorgia Meloni esce “soddisfatta” dalla ‘arena’ della Cgil. La presidente del Consiglio interviene davanti ai delegati, riuniti per il XIX congresso nazionale del principale sindacato italiano. In un discorso di circa mezz’ora, illustra la ‘linea’ del governo su fisco, lavoro, salario minimo, migranti, riforme e famiglia. Difendendo la delega fiscale varata dal governo e la stretta sul reddito di cittadinanza e confermando il ‘no’ al salario minimo. Posizioni distanti da quelle della Cgil, ma davanti alle quali la platea ascolta in rigoroso silenzio. Unico, timido, applauso quando la premier cita “l’ignobile” attacco alla sede romana della Cgil, da parte della “estrema destra”. Mentre, nel momento in cui Meloni sale sul palco, prima che prenda parola, va in scena l’annunciata protesta della minoranza Cgil. I 24 delegati (su un totale di 986) di ‘Radici’ del sindacato’, guidati da Eliana Como, lasciano la sala, pugno chiuso in alto, cantano ‘bella Ciao’, mentre ai loro posti lasciano alcuni peluche, simbolo della “strage di Stato di Cutro”.

La premier attende la fine della protesta per iniziare il suo intervento, ‘pungendo’ subito la portavoce della contestazione, che mercoledi’ si era presentata al congresso con uno telo bianco sulle spalle con scritto ‘Meloni pensati sgradita in Cgil’, citazione dell’outfit di Chiara Ferragni a Sanremo (lo scialle con scritto ‘Pensati libera’). “Ringrazio tutta la Cgil dell’invito. Anche chi mi contesta con slogan efficaci. Ho visto ‘Pensati sgradita’… – dice Meloni – Non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica…”. Per il resto, il senso politico del discorso della leader di FdI e’ tutto incentrato sull’appello all’unita’ nazionale, pur nel confronto delle diverse posizioni.

“Occorre fare gioco di squadra e io sono pronta a fare la mia parte, su alcune cose sara’ molto difficile”, scandisce, “ma questo non significa che non si debba provare”. “Il confronto lo considero produttivo anche quando non siamo d’accordo – insiste -. Se l’approccio e’ sincero io posso imparare molto, non intendo partire da alcun pregiudizio”. “Nel giorno dell’unita’ d’Italia vi voglio dire – insiste, rivolgendosi alla platea -: rivendicate senza sconti le vostre istanze nei confronti del governo, io vi garantisco che quelle istanze troveranno un ascolto privo di pregiudizio”. Prima di Meloni interviene Maurizio Landini, e ‘prepara’ la platea. “Tranquilli, non parla due ore e mezzo”, esordisce, rivolgendosi ai delegati. “E’ momento molto importante di questo congresso”, dice Landini, con cui Meloni si fermera’ per un colloquio al termine dell’intervento. “Abbiamo scelto tutti insieme di fare un congresso aperto. Abbiamo detto che e’ il momento in cui bisogna imparare a ascoltare, anche chi puo’ avere idee diverse dalle nostre – scandisce il segretario generale della Cgil -. E’ la condizione per potere chiedere di avere il diritto di essere ascoltati”.

Meloni arriva al Palacongressi di Rimini poco prima delle 12, orario in cui e’ in programma il suo intervento. La premier arriva con l’auto davanti all’ingresso laterale, Landini e’ li’ ad accoglierla. Ma Meloni vuole entrare dall’ingresso principale, dove dalla mattinata la minoranza della Cgil aveva steso per terra striscioni con scritto, tra le altre cose, ‘La protesta dei peluches contro il cinismo, la cattiveria e il razzismo di un governo fascista’ o ‘Meloni non in nostro nome: Cutro strage di Stato’. Quindi, cambio ‘last minute’ del cerimoniale e la premier entra dall’ingresso principale, nuovamenta accolta da Landini.

“Non so che accoglienza aspettarmi in ogni caso penso che sia giusto esserci”, dice ai giornalisti, nella calca dell’ingresso ‘scortato’ dal servizio d’ordine della Cgil. Meloni e Landini siedono in platea, in prima fila, uno di fianco all’altro. Sul palco sta intervenendo, molto applaudito, Madnak Dan, presidente dell’assemblea generale del comitato centrale della Fiom-Cgil, originario della Mauritius. Parola a Landini. Poi Meloni sale sul palco. Attende che finisca la protesta dei 24 delegati della minoranza, che escono lasciando peluche al loro posto.

“Ringrazio tutta la Cgil dell’invito, anche chi mi contesta. Non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto e in coerenza con un percorso di confronto e ascolto che il governo sta portando avanti”, scandisce. “Questo congresso e’ un esercizio di democrazia importante”, afferma. Timori di fischi? “Vengo fischiata da trent’anni… Non mi spaventano i fischi… Sono cavaliere al merito in questa materia…”. “Con questa presenza credo che possiamo tentare di celebrare l’unita’ nazionale. L’unita’ non e’ annullare la contrapposizione che ha un ruolo positivo e educativo per la comunita’ – sostiene Meloni -. L’unita’ e’ l’interesse superiore, da’ un senso alla contrapposizione. Se il nostro cuore e’ sincero lavoriamo tutti per il bene della nazione. Se lo spirito e’ questo si lavora” insieme portando avanti “un confronto con la schiettezza delle idee”. “Molte tesi” avanzati nel congresso della Cgil “non le condivido”, riconosce, parlando dei dati sulla disoccupazione e dei bassi salari in Italia. “Finora le ricette” non hanno funzionato, aggiunge, “bisogna pensare su una strada nuova, puntando tutto sulla crescita economica”, e’ stato detto che “si puo’ aumentare il lavoro per decreto” o che si puo’ aumentare il salario per legge, ma “la ricchezza la creano le aziende con i lavoratori: quello che compete allo Stato e’ immaginare regole giuste e pensare alla destribuzione della ricchezza”.

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