Medici di famiglia, Ugl: Sono in estinzione

10 Ottobre 2024
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“Non possiamo che raccogliere il grido che i medici di famiglia hanno recentemente lanciato. La nostra Federazione ha da tempo alzato l’attenzione sul rischio estinzione per questa categoria. Perché i dati sono impietosi: il calo è costante e si è passati da 43mila a 37mila unità. La possibilità che nei prossimi anni gli italiani si trovino senza una figura fondamentale nell’erogazione dell’assistenza territoriale è altissimo” dichiara in una nota il segretario nazionale della UGL Salute Gianluca Giuliano. “Schiacciati da adempimenti burocratici i medici di famiglia hanno perso quel contatto diretto fatto di conoscenza approfondita delle problematiche dei singoli pazienti e di empatia. Erano la prima trincea della sanità, quella che spesso evitava la tracimazione verso i pronto soccorso per le diagnosi più semplici. Crediamo sia arrivato il momento oggi di combattere con i fatti la vulgata che li vede, in una percezione distorta e offensiva, come dei semplici passacarte. La realtà è che il carico di lavoro per i medici di famiglia è sempre più alto anche per l’impossibilità di redistribuire su nuovi professionisti le cure e l’assistenza. Se il numero dei medici di famiglia cala sempre più è inevitabile la congestione per chi è ancora in servizio. Bisogna dare un nuovo impulso alla figura perché venga vista dai giovani come un approdo attrattivo nel mondo del lavoro.  Crediamo allora sia giusto prevedere misure che contengano anche per loro delle agevolazioni fiscali che vadano dall’ammortizzare i costi vivi, come l’acquisto di macchinari o software, a quelli per le spese del personale che li affianca negli studi. E creare una franchigia per l’abbattimento della tassazione sul reddito come pensato per altre figure. Nella storia d’Italia la figura del medico di famiglia è stata così importante da delineare spesso contorni eroici per la funzione avuta all’interno delle comunità territoriali. È importante che oggi questa categoria torni ad essere un baluardo della sanità italiana e questo sarà possibile solo riavvicinando le nuove leve, anche attraverso un nuovo e più completo percorso universitario, verso la professione” conclude il sindacalista.

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