MA  E’  DAVVERO COSI DIFFICILE DA REALIZZARE LA MACROREGIONE PADANA? 

4 Aprile 2023
Lettura 2 min

di Raffaele Piccoli – Il dibattito che si è aperto sulla realizzazione della  macroregione Padana, deve essere meglio esaminato, anche per comprendere i motivi  profondi del costante fallimento di tutte le iniziative proposte dalla Lega per un riassetto dello Stato in senso federale.

Cuore verde in un suo recente articolo, metteva giustamente in risalto le difficoltà di carattere politico, elettorale, e parlamentare che nascono per l’attuazione dell’articolo 132 della Costituzione italiana. In particolare segnalava la difficoltà di mettere “in fila” i tre diversi livelli indispensabili per giungere al successo del progetto di una fusione tra Regioni.

Come sappiamo l’art. 132,  prevede la necessità di un voto favorevole di tanti consigli comunali che rappresentino almeno 1/3 del comuni delle regioni interessate alla fusione, oltre all’assenso dei consigli regionali,   più una legge costituzionale del parlamento

Sulla base di queste regole, non mi sembra difficile dimostrare cosa si sarebbe potuto ottenere, con un minimo di volontà politica.  Nell’ottobre 2017 un referendum indetto in Lombardia e Veneto,  allo scopo di ottenere tutte o quasi  le materie che la costituzione assegna alle regioni, ha avuto un esito  plebiscitario. Importante al punto che  l’Emilia-Romagna guidata dalla sinistra si vide  costretta a chiedere anch’essa maggiori autonomie dopo un voto unanime del Consiglio Regionale. Risultato nel complesso inaspettato e strabiliante.

A questo primo successo, fecero seguito nel febbraio 2018 accordi sottoscritti tra le  Regioni richiedenti e il Governo Gentiloni. Detti accordi erano sostanzialmente finalizzati  alla concretizzazione  delle richieste dei cittadini Lombardi e Veneti e del Consiglio Regionale Emiliano.

E’ importante ricordare questi passaggi solo per dimostrare come la volontà dei territori possa superare le resistenze del sistema e dei partiti (leggi PD). In quella fase politica  appena descritta, non sarebbe stato troppo complicato aggiungere al quesito referendario una ulteriore scheda che autorizzava i governatori a cercare ampie collaborazioni con le regioni affini per territorio e per interessi, il tutto finalizzato alla creazione di una realtà macro regionale in grado di meglio interpretare e difendere gli interessi comuni. Ovviamente questa nuova realtà avrebbe dovuto, seguendo il principio della sussidiarietà,  iniziare anche un processo di riorganizzazione al proprio interno, secondo le necessità locali.. 

In ogni caso, non può  sfuggire  la forza contrattuale che le tre regioni economicamente più importanti d’Italia, se ben coalizzate avrebbero potuto esercitare nei confronti dello stato centrale..

Appare evidente che in un contesto di questo tipo, un parlamento pur a trazione meridionale  avrebbe avuto  difficoltà ad opporsi ad un processo di riorganizzazione proveniente da una base numerosa ed autorevole.

Tutto questo mette in evidenza, laddove ancora ce ne fosse bisogno, che i problemi per la Padania  non nascano solo dai limiti costituzionali o dalla resistenza al cambiamento da parte del parlamento romano, ma soprattutto dalla incapacità dimostrata  dalla Lega a lavorare efficacemente per il nord.

Un’ultima considerazione sul voto espresso in Padania a favore di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni. Chi sostiene che l’elettore Padano si sia orientato a votare la destra nazionalista commette un grave errore.  Il cittadino padano comprende  che l’interesse dei nostri territori non è correttamente tutelato dal potere centrale.  Tutti sanno che regioni come il Veneto, la Lombardia e la stessa Emilia-Romagna avrebbero necessità, per prosperare, di amplissime autonomie.

Chi votava Lega, non ha di colpo cambiato idea pensando che la destra sia la soluzione ai problemi. Questo elettore  non si sente rappresentato, e attende astenendosi dal voto. Attende che qualcuno sia in grado di fare proposte serie per riprendere un discorso di autonomia,  da troppo tempo abbandonato.

Raffaele Piccoli

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