di Benedetta Baiocchi – Nella sua pagina facebook campeggia l’immagine di Matteo Salvini e lo slogan della svolta nazionalista, “Prima gli italiani”. Però, contrariamente a quanto ci si aspetta da un partito unitario e nazionalista, di destra, che delle diversità territoriali non ne fa una bandiera, l’ex ministro Erika Stefani che aveva seguito l’iter dell’autonomia quando era al governo, rilancia la questione.
“Domani sarà il terzo anniversario del referendum che ha sancito la volontà di Veneti e Lombardi di avere più autonomia così come previsto dalla Costituzione. È inaccettabile che così tanto tempo sia passato senza che Governi e Parlamento abbiano dato voce a questa scelta. L’autonomia è un diritto che spaventa solo chi non la conosce e non si informa”.
Ora che è capo del dipartimento Autonomia del Partito ha lanciato un’iniziativa social in programma domani 22 ottobre. Un invito alla pubblicazione su Facebook, Instagram e Twitter di una foto tenendo in mano un cartello con scritto #AutonomiaSubito!*
Il partito che non fa una piega davanti al Recovery Fund per il Sud, che non protesta davanti alla decontribuzione del 30% sul lavoro al Sud e sul rifinanziamento del progetto “Io resto al Sud”, rialza la bandiera del Nord? Ma senza pronunciare la parola Nord e la questione settentrionale?
“Nell’anno di Governo della Lega il lavoro fatto è stato enorme – spiega Stefani -. Tutto era pronto, se non fosse stato per immotivate alzate di scudi e le paure di qualche politico e di qualche burocrate. Per il conservatorismo di alcune consorterie da anni si nega al Paese una riforma che – spiega Stefani – avvicinerebbe finalmente le decisioni e quindi il controllo ai cittadini e che garantirà servizi migliori senza sprechi da Nord a Sud. Il testo che avevamo scritto con le regioni – pronto per essere approvato – non avrebbe creato squilibri o cittadini di seria A e cittadini di serie B. La pandemia – prosegue Stefani – ha mutato e sta mutando fortemente il Paese avvicinandoci e unendoci nelle difficoltà. A maggior ragione oggi – e lo chiede anche l’Europa – urgono riforme di ammodernamento e semplificazione come appunto quella sull’Autonomia. Mi auguro che la stantia retorica di contrapposizione tra le varie parti del Paese che, oggi a maggior ragione, non ha più alcun riscontro sia finalmente riposta nel cassetto e – conclude Stefani – la politica in un sussulto di coraggio dia il via alla stagione delle riforme istituzionali”.
Un cenno sul residuo fiscale, magari sarebbe stato gradito per gli autonomisti che la battaglia non l’hanno mai messa da parte.