Le tasse non bastano più per pagare sanità e assistenza. Quindi?

16 Novembre 2021
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Il totale dei redditi prodotti nel 2019 e dichiarati nel 2020 ai fini Irpef ammonta a 884,484 miliardi, per un gettito Irpef generato di 172,56 miliardi di euro (155,18 per l’Irpef ordinaria, 12,31 per l’addizionale regionale e 5,07 per l’addizionale comunale). Aumentano, seppur modestamente, sia i redditi dichiarati sia il gettito ma resta quasi invariata – salvo piccoli scostamenti – la percentuale di cittadini che sopporta la gran parte del carico fiscale: al netto del bonus Renzi da 80 euro, il 21,18% dei contribuenti con redditi oltre i 29 mila euro lordi corrisponde il 71,64% dell’intera Irpef. E’ quanto emerge dall’ultimo Osservatorio Itinerari Previdenziali dedicato alle entrate fiscali e al finanziamento del welfare.

Presentata oggi al Cnel nel corso di un convegno promosso in collaborazione con Cida, l’indagine realizza su base annuale un’analisi delle dichiarazioni individuali dei redditi Irpef, di quelle aziendali relative all’Irap, delle imposte dirette e indirette. Con l’obiettivo di ottenere indicatori utili a comprendere l’effettiva situazione socio-economica del Paese e a verificare la sostenibilita’ di medio-lungo periodo del sistema di protezione sociale italiano, che nel 2019 solo per sanita’, assistenza sociale e welfare degli enti locali e’ costato 241,018 miliardi. “In sostanza, in assenza di contributi di scopo, per finanziare queste tre voci di spesa – ha commentato Alberto Brambilla, curatore del volume insieme a Paolo Novati – sono occorse tutte le imposte dirette, tanto che per le altre funzioni statali, come scuola, sicurezza, e cosi’ via, sono rimaste solo imposte indirette, accise e debito. Un onere molto forte che, lungi dal frenare il continuo incremento della spesa assistenziale (tra 2008 e 2019 si e’ passati da 73 miliardi a oltre 114 miliardi con un tasso di crescita annuo del 4,3%, molto superiore al PIL nominale), pesa sullo sviluppo del Paese, su cui ora incombono oltretutto i pesanti effetti, anche in termini di flussi contributivi e fiscali, della pandemia di COVID-19”.

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