La Campania contro l’autonomia. Ricorso alla Consulta

26 Agosto 2024
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Dopo la Sardegna, anche la Campania procede contro l’autonomia. E’ stato notificato infatti nel pomeriggio di oggi alla presidenza del Consiglio dei Ministri il ricorso con il quale la Regione Campania, rappresentata dal Prof. Francesco Marone, Ordinario di Diritto costituzionale e di giustizia costituzionale presso l’Universita’ Suor Orsola Benincasa di Napoli, in affiancamento all’Avvocatura regionale, chiede alla Corte Costituzionale di dichiarare la illegittimita’ costituzionale della legge Calderoli sull’autonomia differenziata (legge 26 giugno 2024, n. 86, pubblicata nella G.U.R.I. del 28 giugno 2024, n. 150). A sostegno della richiesta, il ricorso si articola in quindici motivi, riferiti sia al procedimento delineato dalla legge Calderoli per la sottoscrizione delle intese con le singole Regioni, sia ai contenuti e agli effetti delle stesse intese e ai presupposti per l’attribuzione di forme di autonomia piu’ ampie, connessi alla determinazione dei Lep. 

Tra i principali motivi di illegittimita’, si denuncia “che la legge consente una devoluzione di competenze alle Regioni cosi’ ampia ed incontrollata, anche in materie riguardanti diritti fondamentali e servizi di civilta’ – come la sanita’, la scuola pubblica, la previdenza integrativa, la protezione civile- da minare la stessa sovranita’ dello Stato e rompere l’unita’ nazionale e l’eguaglianza dei cittadini delle diverse aree del Paese. Si rileva che, come autorevolmente affermato dal Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Prof. Paolo Maddalena, la legge costituisce ‘un enorme pericolo per l’unita’ giuridica e economica dell’Italia’”. Si denuncia inoltre “che il ruolo del Parlamento, unico garante dell’unita’ nazionale e dell’interesse generale, e’ del tutto svilito, in favore del Presidente del Consiglio dei Ministri, al quale viene affidato in esclusiva il potere di limitare l’oggetto delle intese” e che “in contrasto con le norme costituzionali, che espressamente subordinano l’autonomia differenziata all’attuazione delle misure perequative previste per il superamento dei divari territoriali e al concreto finanziamento e attuazione dei Lep, la legge contiene mere affermazioni di principio sulla determinazione dei Lep, come confermato dalla espressa previsione di invarianza finanziaria”. 

Il ricorso denuncia poi “che le modalita’ attuative dell’art.116, comma 3 della Costituzione adottate dalla legge Calderoli ne tradiscono in realta’ lo spirito, in quanto, invece di consentire un decentramento di funzioni in ottica di snellimento e di efficienza, determinano un sistema iniquo, volto a realizzare non un progetto ‘di autonomia, fattispecie lecita, ma piu’ correttamente di secessione, evento illecito, che si colloca fuori dell’ordinamento costituzionale’, come efficacemente segnalato in sede di audizione sul disegno di legge dalla prof.ssa Giovanna De Minico, ordinaria di diritto costituzionale presso l’Universita’ Federico II di Napoli”.

Nel ricorso si rimarca infine “che vi e’ una gravissima violazione del principio di legalita’, in quanto la individuazione dei Lep viene affidata al governo senza predeterminare alcun principio o criterio direttivo, in contrasto con la Costituzione” e “che si affida l’intesa ad una trattativa con il governo, mortificando il ruolo delle Conferenze, in violazione del principio di leale collaborazione e impedendo di verificare le ricadute dei singoli percorsi sull’insieme delle Regioni e su tutta la rete delle autonomie locali”.

credit foto paola-andrea-k7jsksXpLSo-unsplash

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