I militari del Comando provinciale della guardia di finanza di Milano, su delega della procura, stanno eseguendo un’ordinanza emessa dal gip di Milano, Giuseppina Barbara, con cui è stata disposta la misura cautelare del sequestro preventivo per 1,2 milioni di euro a carico dell’ex pilota di rally, Leonardo Isolani, e della moglie, Manuela Mascoli, sotto indagine con altre cinque persone in un’inchiesta della procura di Milano, che vede indagata per riciclaggio l’ex presidente della Camera, Irene Pivetti.
In particolare, i coniugi marchigiani Isolani avrebbero simulato la vendita di tre Ferrari della loro società, attiva nel settore dell’organizzazione di eventi sportivi, con l’obiettivo di sottrarle alle procedure esecutive da parte dell’Erario in seguito al mancato pagamento di debiti tributari accumulati nel tempo. Interessati anche i conti correnti accesi dai coniugi in banche con sede in Svizzera e Spagna.
Le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Milano, iniziate sulla base di presunte anomale operazioni finanziarie e commerciali risultate prive di plausibili ragioni economiche, hanno permesso di far luce su “una complessa condotta di riciclaggio posta in essere dai sette indagati, ritenuti responsabili per aver sostituito o trasferito denaro proveniente dal delitto di evasione fiscale”. I fatti risalgono al 2016. Secondo quanto ricostruito, l’ex pilota di rally e la moglie sono rimasti in possesso delle auto di lusso, continuando a svolgere la loro attività non più in Italia, ma alle isole Canarie, in Spagna. Beneficiaria della vendita simulata dalla ‘Isolani Racing’ sarebbe stata una società di Hong Kong che, dopo l’acquisto ad un prezzo di poco più di un milione di euro, avrebbe rivenduto le Ferrari ad un’altra società di Hong Kong, poi rientrate in Italia dopo un passaggio in Polonia. Sarebbero coinvolti nelle varie fasi “dell’operazione di riciclaggio di denaro proveniente dall’ingente evasione fiscale” anche la figlia dei due coniugi, un notaio e due imprenditori (di cui uno di nazionalità cinese). Secondo i militari della Gdf, si è trattato di un contratto fittizio e i coniugi hanno continuato ad avere nella propria disponibilità materiale le auto di lusso.