“I ‘criptofonini’ sono divenuti, di fatto, la più moderna soluzione tecnica di elusione di qualunque altra forma di controllo o monitoraggio mai messa in atto dalle organizzazioni criminali”. Lo dichiara il comandante dei Ros (Raggruppamento operativo speciale) dell’Arma dei Carabinieri, Pasquale Angelosanto, durante un’audizione in commissione Difesa alla Camera.
“Si tratta – spiega – di telefoni dedicati, che consentono la comunicazione vocale e di messaggistica in forma cifrata, utilizzando piattaforme create ad hoc e server dislocati all’estero, gestiti da società private e, in alcuni casi, finanziate da gruppi criminali”.
“In Italia, negli ultimi anni – prosegue – sono state sempre più frequenti le indagini che hanno tratto origine o ricevuto importanti spunti e riscontri investigativi dalla trasmissione di pacchetti di dati informatici acquisiti dalla decrittazione di tali piattaforme da parte di autorità giudiziarie e di polizia straniere: faccio riferimento ad attività svolte in Francia, Belgio, Paesi Bassi, che hanno permesso di estrapolare una grande mole di dati riferibili ad organizzazioni criminali, consentendo così di disporre di nuove chiavi di lettura di condotte criminali che altrimenti, con tutta probabilità, sarebbero rimaste incomprese o inesplorate”.
“L’obiettivo per il futuro – spiega il comandante dei Ros – sarà di proseguire nell’acquisizione di tali dati e nella loro decrittazione; tuttavia, per affrontare questa sfida, occorrerà superare criticità di carattere giuridico connesse alla qualificazione della fonte di prova (documento o intercettazione?) e alla modalità di acquisizione dei dati. Al momento, la giurisprudenza prevalente considera tali dati come prove documentali correttamente acquisite nel procedimento penale italiano attraverso lo strumento dell’Ordine europeo di indagine, sulla base del riconoscimento delle pronunce delle rispettive autorità giudiziarie”. Vi sono poi “criticità di carattere tecnico connesse alla specifica qualificazione del personale e alle dotazioni tecnologiche”.