I repubblicani contrari a ritiro truppe di Trump

17 Novembre 2020
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 I repubblicani del Congresso, che da giorni, salvo pochissime eccezioni, sono impegnati nella, difficile, difesa del rifiuto di Donald Trump di riconoscere la sconfitta elettorale, non hanno esitato a criticare a gran voce il piano del presidente di ritirare nelle prossime settimane gran parte delle truppe da Afghanistan ed Iraq.

“Un rapido ritiro delle forze Usa dall’Afghanistan ora danneggerebbe i nostri alleati e sarebbe una gioia per le persone che vogliono danneggiarci”, ha dichiarato il leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell. Ancora più netto il giudizio di Marco Rubio, che presiede la commissione Intelligence del Senato che non esita ad evocare gli spettri del Vietnam: “la preoccupazione è che si potrebbe trasformare in una situazione tipo Saigon con una rapida caduta che comprometterebbe la nostra capacità di condurre operazioni contro terroristi nella regione”. Secondo quanto rivelato dai media Usa, il piano prevede che solo 2500 militari Usa rimarranno in Afghanistan ed Iraq entro il 15 gennaio prossimo, cioè cinque giorni prima dell’insediamento di Joe Biden. Al momento vi sono tra i 4500 ed i 5000 militari in Afghanistan e 3mila in Iraq. 

Anche dalla commissione Forze Armate arrivano critiche a Trump: “non si possono ridurre unilateralmente i livelli di truppe, penso che sia un errore – ha detto il senatore Mike Rounds – un ritiro disorganizzato metterebbe a rischio il grande numero di successi che questa amministrazione è riuscita ad ottenere”. E da un senatore considerato uno dei principali alleati di Trump al Congresso, Lindsey Graham, sono arrivate parole di preoccupazione riguardo al fatto che un contingente di appena 2500 militari “potrebbe essere una forza limitata per proteggerci dal collasso”. Ed infine John Barrasso, che ha viaggiato con Trump in Afghanistan, esprime “la speranza che il presidente ascolti i consigli degli uomini e le donne sul terreno”. Il fatto è che ora sta emergendo che i licenziamenti della scorsa settimana al Pentagono, a partire da quello del segretario alla Difesa, Mark Esper, erano collegati, almeno in parte, alla resistenza al piano di Trump di ridurre le truppe nella regione. Il nuovo capo del Pentagono, Christopher Miller, appare favorevole al piano di Trump come dimostra il fatto che la scorsa settimana Douglas McGregor, colonnello a riposo che è critico della presenza USA in Afghanstan, come principale consigliere. Comunque la mossa di Trump ha il sostegno di almeno un esponente repubblicano, Jim Inhofe, che ha il ruolo importante di presidente della commissione Forze Armate.

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