Gli armeni del Nagorno Karabakh preferiscono bruciare le proprie case piuttosto che lasciarle agli azeri. Spostate anche le tombe

16 Novembre 2020
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La politica estera è nei titoli di coda. A parte gli aggiornamenti sulle elezioni americane, il resto del mondo appare sempre più lontano e sfuocato. Eppure non troppo lontano, tra occidente e oriente, si sta consumando una tragedia che non vede tra i pacificatori né l’Europa, né le Nazioni Unite, né i potenti che contano. E’ l’Agi a ricordarci che “gli abitanti armeni dei villaggi fuori dal Nagorno-Karabakh hanno dato fuoco alle proprie case prima di fuggire in Armenia in vista della scadenza delle prossime ore che vedrà il territorio conteso consegnato all’Azerbaigian come parte dell’accordo di pace con l’Armenia“.

Da qui si comprende la tragedia in atto.     

“I residenti del distretto di Kalbajar in Azerbaigian, controllato per decenni dai separatisti armeni, hanno cominciato un esodo di massa dopo l’annuncio che l’Azerbaigian riprenderà il controllo della zona, dopo combattimenti durati sei settimane e in cui sono stati uccisi 2.317 combattenti armeni. Anche se i numeri dei caduti, su entrambi i fronti, sono sicuramente più pesanti”.

Dove sono le grandi democrazie? Indaffarate su altri fronti?

“Oggi tutti bruceranno le loro case. Ci è stato concesso fino a mezzanotte per andarcene”, racconta un testimone. “Abbiamo anche spostato le tombe dei nostri genitori, gli azeri trarranno grande piacere nel profanare le nostre tombe. È insopportabile”.     

Photo by Sarin Ave

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