“Certamente no”. Il professor Massimo GALLI, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, il nome più noto finito nell’inchiesta sui concorsi all’Università, in un’intervista a La Repubblica, dice chiaramente di non aver truccato il concorso dal quale è uscito sconfitto Massimo Puoti. “Chiedo: si è mai sentito di un concorso truccato, o comunque con un andamento ritenuto scorretto, in cui il danneggiato – domanda – non solo non ricorre ma fa pure una dichiarazione di stima per il commissario?” Come risponde alle accuse? “Non mi sento di parlare dei contenuti dell’inchiesta, che nemmeno conosco bene. Certo, la tentazione di commentare c’è ma mi mordo la lingua e taccio. Tutti possono capire perché non parlo”, afferma GALLI. “L’avvocato – precisa – ha ricevuto poche carte e quando le ho lette mi sono anche cadute le braccia, ce ne sono alcune addirittura fantasiose. Avranno delle intercettazioni, come ho appreso dai giornali, ma di quelle non posso certo parlare perché non ne so veramente nulla”. “Non voglio affrontare la cosa da perseguitato, questo adesso è il mio obiettivo principale – sottolinea il professore – Sto tranquillo e aspetto di capire bene cosa mi è stato contestato. Affronterò anche questa cosa come ho sempre fatto: con la schiena dritta e la coscienza tranquilla. Non ho alcuna voglia di cercare solidarietà e passare, come ho già detto, da perseguitato. Mi spiace perché avrei tante altre cose da fare, e non lo dico con arroganza ma registro un dato di fatto, invece che badare a tutto questo”. GALLI dice poi che non gli è stato sequestrato il cellulare: “sto ricevendo tantissimi messaggi di stima. Alcuni sono anche commoventi, diciamo quasi eccessivi nel darmi credito a prescindere. Forse a determinare queste reazioni è stata la mia storia”. E sugli attacchi social: “di quello che accade sui social non mi curo. Magari sarebbe meglio che me ne occupassi un po’ di più, ma ho talmente tante cose da fare che è impossibile. Per quanto riguarda i leoni da tastiera, quelli mi hanno attaccato prima e lo faranno pure dopo”, conclude.

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