EMILY RATAJKOWSKI INCINTA: “Il sesso di nostro figlio? Ce lo dirà quando compirà 18 anni”. Ennesimo delirio gender.

29 Ottobre 2020
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di Carlo Andreoli – Il web è da qualche giorno in visibilio, dopo che la supermodella Emily Ratajkoswi ha annunciato di essere in dolce attesa e, sebbene la notizia di una nuova vita sia sempre fonte di grande gioia, le dichiarazioni con le quali questa è stata accompagnata mostrano con inquietante chiarezza la discrasia etica che affligge sempre di più la società moderna.“[…] the truth that we ultimately have no idea who – rather than what – is growing inside my belly” (la verità è che non abbiamo idea di chi o di cosa stia crescendo dentro di me), sono queste le parole scelte da ‘Emrata’ per raccontare al mondo della propria gravidanza, sottolineando che lei ed il marito non sapranno il sesso del nascituro fino a quando questi non glielo comunicherà a diciotto anni. 

Se non dovesse sembrare già sufficientemente grave il fatto che una madre utilizzi il termine “cosa” riferendosi al figlio che porta in grembo, il dato peggiore di questa degenerazione si può facilmente rinvenire dagli elogi con cui queste affermazioni sono state accolte e riportate da ogni tesata giornalistica. Nessuno scandalo, nessuna perplessità o remora di fronte alla decisione di crescere un figlio annullando totalmente la sua identità, senza pensare alle ripercussioni che tale perversione comporta.Che la dittatura del pensiero unico sia ormai entrata nelle nostre case sotto le false spoglie del diritto all’autodeterminazione non è un mistero, dato che l’’individuo inserito in una società guidata da un liberalismo sfrenato, dal contenuto inevitabilmente vuoto, produce un senso di smarrimento tale da far attecchire più facilmente l’ideologia gender.

La recente decisione di estendere su tutto il territorio nazionale il diritto di accedere, gratuitamente, ai farmaci ormonali che consentono il cambio di sesso è paradigmatico di questa deformazione morale. Peraltro, ritenere ed affermare che i maschi siano maschi e le femmine siano femmine, che l’identità di genere non sia una costrizione sociale ma un’evidenza naturale ed oggettiva a breve non sarà più solo fuori moda e bigotto, ma rischia di arrivare ad essere un reato. Infatti, alla Camera è in corso l’esame del disegno di legge sulla c.d. “omotransfobia”, il cui reale fine è quello di far radicare la teoria che nega la dimensione sessuata dell’essere umano fin dalla sua costituzione, una follia pura ed altamente pericolosa che comporterà, per chi sostiene il contrario o per i genitori che rivendicano il proprio diritto ad educare da sé i propri figli, una sanzione penale. Se il Ddl Zan dovesse venire approvato così com’è, si concretizzeranno con una risonanza ancora più attuale le parole di G. K. Chesterton: ”La grande marcia della distruzione mentale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo.

È un atteggiamento ragionevole negare l’esistenza delle pietre sulla strada; sarà un dogma religioso affermarla. È una tesi razionale pensare di vivere tutti in un sogno; sarà un esempio di saggezza mistica affermare che siamo tutti svegli. Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili.”

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