Eau de Conte: una spruzzata di gaffes giuridiche

18 Ottobre 2020
Lettura 1 min

di Luigi Basso – Il DPCM pubblicato l’altro giorno è una miniera inesauribile di gaffes, assurdità giuridiche, contraddizioni.
Se il buongiorno si vede dal mattino, in mezzo all’epidemia e al default economico, sappiamo che avremo un motivo di ilarità leggendo i futuri DPCM dell’Avvocato del Popolo.
Dopo lo sdoganamento della carta igienica a più veli e dei pannolini come mascherine autoprodotte e a norma di DPCM (vedere e leggere articolo 1 comma 4); dopo il divieto di feste all’aperto e al chiuso – e contemporaneo invito a non farne nell’abitazione – senza peraltro definire cosa sia legalmente una festa; dopo il divieto di gite scolastiche a novembre; un’altra perla arricchisce la collana di minchiate contenute nel DPCM.
Ora, l’orario di apertura di chi somministra cibo e bevande è libero, salvo diversa disciplina regionale o comunale.


Stabilire nel DPCM un orario tassativo di chiusura alle 24 senza disciplinare la riapertura, in assenza di diversa norma locale, è una gaffe incredibile: al titolare basterebbe chiudere alle 24 e aprire alle 00,05 per essere in regola col DPCM di Conte.
Per fortuna l’Italia è una espressione geografica, sennò ci sarebbe da preoccuparsi.

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