Non tutto è come sembra. In politica soprattutto. E così, alla fine, nel dpcm raccontato, annunciato in solenne conferenza stampa liturgica serale dal premier, è saltato il riferimento ai sindaci e al loro potere di lockdown in vie e piazze. Il potere d’intervento resta, ma la patata bollente inizia a girare. “I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti, consentendo l’accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private”, scandisce il premier a palazzo Chigi, confermando le indiscrezioni circolate nelle ore precedenti (“I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti…”, aveva annunciato Conte attenendosi alla versione dell’ultima bozza.
Una misura che ha però fatto infuriare i primi cittadini. “Il governo, senza nemmeno affrontare il tema nelle numerose riunioni di queste ore, inserisce in un Dpcm una norma che sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell’opinione pubblica”, tuona il sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro. La decisione del governo fa saltare sulla sedia i primi cittadini da Nord a Sud. Alle parole di Decaro seguono a ruota, nel giro di pochissimi minuti, quelle di Leoluca Orlando, Dario Nardella, Giorgio Gori, tutte dello stesso tenore: non scaricare sui sindaci la responsabilità del “coprifuoco”.
Morale… nel Dpcm firmato e pubblicato sul sito di palazzo Chigi il riferimento ai primi cittadini sparisce: “Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento – si legge nel testo approvato – può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”.
Photo of Christian Wiediger