Cina, Covid e il caso Zhang: quella stampa libera “che turba la pace sociale”

29 Dicembre 2020
Lettura 2 min

di Marcus Dardi – Mentre il mondo vive sotto lo scacco di un parassita biologico di 100 nanometri, 1000 volte più piccolo del diametro di una cellula che a sua volta è mille volte più piccola di una capocchia di spillo, il gigante Cinese ostenta la sua forza muscolare.

Il governo cinese, da sempre insofferente alle voci di dissenso, oltre alla condanna a 4 anni, inflitta a Shanghai alla blogger Zhang Zhan per aver raccontato la Wuhan dalla strada, colpisce duro anche a Shenzen, alle porte di Hong Kong.

Alle porte della ex colonia britannica il Gigante Rosso condannerà 10 dissidenti che cercavano di fuggire a Taiwan per chiedere asilo politico.

Il dissenso viene oggi definito dalle autorità come “turbamento della pace sociale”.

Questa definizione è diventata oggi un capo d’accusa. Il governo ha emesso una lista di 30 persone accusandole di “turbamento” durante le recenti proteste anti Pechino di Hong Kong. I 30 nominativi figurano in un mandato di cattura internazionale con l’accusa di aver violato anche la recente legge sulla sicurezza nazionale, con l’accusa di tradimento e di “collaborazione con potenze straniere per attentare alla sicurezza nazionale della Cina”. Il nome più autorevole di questa lista poco liberale è quello di Ted Hui ex parlamentare di opposizione rifugiatosi in Gran Bretagna.

Un altro ex parlamentare, avvocato, che ha informato la stampa sui dettagli di un’azione repressiva della polizia è stato arrestato e rilasciato in questi ultimi giorni dell’anno.

Anche a livello di ambasciate non si scherza, il drago rosso ha nominato nuovi ambasciatori e in Gran Bretagna un vecchio “falco” è stato sostituito da un nuovo e più agguerrito “falco” che sta guardando avanti con l’intento ricoprire presto la carica di ambasciatore a Washington.

Il governo cinese mostra sempre di più i suoi potenti muscoli e recentemente ha persino ammonito il governo degli USA per il suo recente sostegno di Taiwan e del Tibet.

Per il Tibet il paradosso è assudo. Il governo cinese vorrebbe imporre che la nomina del futuro Dalai Lama venga fatta da funzionari cinesi e non più dai monaci tibetani che rincorrono il segreto millenario della reincarnazione dei Lama.

Il 2021 non lascia intravedere armonia nelle relazioni sino-americane.

L’opinione pubblica, i diritti umani e la libera stampa sembrano disturbare sempre di più quella “pace sociale” che il gigante rosso vuole imporre. L’accanimento “terapeutico” contro l’avvocatessa 37enne Zhang ne è un’evidente prova.

Ma mentre lei è apparsa sulla cronaca internazionale, molti altri suoi colleghi sono scomparsi nel nulla e molti altri si sono fermati dopo le prime “convincenti” minacce.

Ora i dissidenti di Hong Kong, per Pechino, sono una nuova spina nel fianco. Molti di loro hanno nazionalità britannica, il governo nega l’accesso al processo a giornalisti esteri e a diplomatici, gli avvocati difensori vengono ostacolati e le prove di forza del regime aumentano.

La Cina, terra di fuochi d’artificio, come festeggerà il Capodanno 2021?

I botti dovranno essere assolutamente di colore rosso, omologati dal governo e privi di ogni più piccola sfumatura di dissenso?

Che il mondo apra gli occhi, please.

Photo by Sergi Kabrera 

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