Certificato Covid digitale dell’Ue, in funzione da fine giugno

21 Maggio 2021
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Il regolamento sul certificato digitale dell’Ue per il Covid, su cui si è raggiunto ieri sera un accordo politico fra i negoziatori della Commissione, del Parlamento europeo e della presidenza di turno del Consiglio, sarà approvato definitivamente nella seconda settimana di giugno ed entrerà in vigore pienamente il prossimo primo luglio, con un periodo di transizione di sei settimane per l’introduzione graduale (“phasing in”) delle strutture tecniche necessarie, per i paesi che avranno bisogno di più tempo. “A partire dal primo luglio – ha spiegato oggi a Bruxelles il commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders – saranno disponibili tre tipi di certificati: un certificato di vaccinazione, un certificato attestante un test negativo, e un certificato attestante la guarigione dopo aver contratto il virus. Tutti saranno gratuiti, e per tutti i cittadini dell’Ue. E sarà possibile averli in formato digitale, su un dispositivo elettronico, o stamparli per averli in formato cartaceo”. In sostanza, dal primo luglio, i cittadini e residenti legali nell’Ue che vogliano spostarsi da uno Stato membro all’altro non dovranno più effettuare né quarantene né test se sono vaccinati. Per chi non è vaccinato sarà richiesto solo un test recente con risultato negativo (Pcr o, per i paesi che li accetteranno, anche i test rapidi antigenici), senza la quarantena; e niente quarantena neanche per chi potrà attestare, mediante l’attestazione di un test Pcr con risultato positivo, di aver contratto il virus e di essere guarito. 

Il certificato Covid conterrà un codice QR con firma digitale, potrà essere ottenuto facilmente dalle amministrazioni sanitarie nazionali, sarà disponibile anche per le persone che sono state vaccinate prima dell’entrata in vigore del regolamento, e potrà essere utilizzato dagli Stati membri anche per esigenze nazionali, se questo sarà previsto dalle rispettiva legislazioni. Il regolamento (che è legalmente vincolante, al contrario delle “raccomandazioni” del Consiglio Ue adottate finora per coordinare le misure nazionali contro la pandemia) prevede che gli Stati membri si astengano dall’imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di un certificato Covid, a meno che non siano necessarie e proporzionate per tutelare la salute pubblica. Ad esempio, nel caso di una degradazione della situazione epidemiologica o di nuove emergenze sopravvenute (come l’apparizione e diffusione di nuove varianti del virus). Se un paese introduce restrizioni aggiuntive, che comunque non dovranno essere discriminatorie, dovrà motivarle con dati oggettivi (in particolare quelli dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) e comunicarle in anticipo alla Commissione, agli altri Stati membri; i cittadini dovranno essere avvisati almeno 24 ore prima dell’entrata in vigore delle misure. 

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