Cassese, l’uomo che vuole politici con conoscenza e competenza. Conoscono le conseguenze quelli che lo sostengono?

27 Gennaio 2022
Lettura 5 min

di Stefania Piazzo – Quando nelle tante rose di nomi per il Quirinale è apparso dal mazzo il nome di Sabino Cassese, Matteo Salvini ha subito negato di conoscerlo. Neanche so dove abita di casa, ha replicato. Poi il Foglio replica.  “Incontro Salvini-Cassese non confermato? Straconfermato”. E’ quanto ha scritto, ieri sera tardi su Twitter, il direttore del Foglio Claudio Cerasa. Il giornale, nonostante la smentita di Matteo Salvini di ieri, conferma l’incontro. “A metà pomeriggio sale in macchina – scrive oggi Il Foglio riferendosi a Salvini – e raggiunge Sabino Cassese a casa sua, ai Parioli. Poi smentirà, ma come si fa quando si è presi con le mani nella marmellata. Del resto al capo della Lega la terra inizia mancare sotto i piedi”.

“Pier Ferdinando non è un nome di centrodestra e non rappresenta un’opzione”. E’ quanto apprende LaPresse da fonti di Fratelli d’Italia. Secondo le stesse fonti il partito di Giorgia Meloni sarebbe pronto a ragionare sulle candidature di Sabino Cassese e Elisabetta Belloni, nomi che invece non dispiacerebbero ai ‘patrioti’.

Fatto sta che, alle strette, i partiti cercano nomi di spessore. Ma hanno letto la prefazione di Sabino Cassese al libro del teorico dell’epistocrazia, ovvero il governo dei competenti, Jason Brennan?

Il problema della crisi della democrazia non è forse nel fatto che masse di ignoranti e non conoscenti votano propri simili, speculari alla teoria dell’uno vale uno? Chi seleziona la classe politica? Chi verifica le competenze? Nessuno. Le liste elettorali non prevedono requisiti di cultura, formazione, preparazione, per essere eletti. I criteri sono altri. E lo stallo politico in cui siamo precipitati lo evidenzia. Governo un tecnico. E non è la prima volta. Occorre che chi si candida sia preparato.

Si legge in copertina del saggio di Brennan: “Quale alternativa abbiamo, allora? Come superare gli inconvenienti della democrazia se non vogliamo esporci ai rischi che comporterebbe la concentrazione del potere nelle mani di pochi? La proposta di Brennan è di sperimentare una forma di governo “epistocratica” che sia compatibile con parlamenti, elezioni e libertà di parola, ma distribuisca il potere politico in proporzione a conoscenza e competenza. Contro la democrazia, che ha diviso specialisti e lettori e creato enorme dibattito in un campo in cui c’è urgente bisogno di idee e stimoli nuovi, è un libro che può illuminare o fare infuriare, da conservare gelosamente o da lanciare contro il muro, ma che in ogni caso non può essere ignorato”.

Ne abbiamo trattato spesso sul nostro quotidiano, grazie agli amici dell’Associazione Epistocrazia, che a sentire il nome di Cassese esultano. Prendiamo come testo di riferimento il seguente editoriale.

L’EPISTOCRAZIA – Il voto è un diritto. Ma il voto è anche una conquista. Pensare che la libertà sia un bene acquisito e che non si debba guadagnare come il pane è un errore di prospettiva pericoloso. La libertà non la si può dare a chiunque, è una responsabilità.

A sollevare in modo tecnico la questione è stato tempo fa Jason Brennan, col suo libro “Contro la democrazia”, pubblicato nel 2016. In Italia pubblicato con la prefazione di Sabino Cassese, uno tutt’altro che un reazionario negatore di diritti.

Kennedy senza sconti
Gli esempi si sprecano. Dicono ad esempio che negli Usa gli immigrati regolari che non superano un test di educazione civica non hanno il permesso di andare a votare. Ma, stigmatizza Brennan, alla stessa stregua in quello stesso test, «la maggior parte della popolazione di origine americana fallirebbe». Morale: l’elettore medio è poco o male informato. Che democrazia esce dal voto sovrano?

Lasciamo la parola a John Fitgerald Kennedy: “L’ignoranza di un elettore in una democrazia compromette la sicurezza di tutti”.

L’Alba delle polemiche
Quanche tempo fa un personaggio dello spettacolo molto popolare come Alba Parietti, ha fatto discutere e incazzare Il Fatto Quotidiano, perché nel programma “Stasera Italia” di Barbara Palombelli, aveva affermato che “chi non ha un’adeguata istruzione non dovrebbe votare”. Ecco qua. Il Fatto ha dato in pasto ai lettori la soubrette perché come può un personaggio dello spettacolo permettersi di dare lezioni di democrazia al popolo? Il forum dei commenti è diventato incandescente. Quasi al punto che “in casa del nemico”, l’epistocrazia, ha sbaragliato il giustizialismo fatto giornalismo.

I primi 600 commenti sulla pagina del quotidiano? Da questo primo mazzo emerge che…. : Insulti 10% Indignati 20% Contrari 20% Dubbiosi 10% Favorevoli 30% Molto favorevoli 10%. Se però dall’elenco si escludono i lettori abituali del “Fatto Quotidiano” – evidenziati da una particolare icona a fianco del loro nome – una larga maggioranza risulta esprimersi a favore della posizione espressa dalla Parietti.

Come dire, la questione è tutt’altro che marginale, il dibattito cresce e non è una discussione da salotto. I commenti sono 3-4mila….

Preparato chi votiamo, preparato chi vota
Chiediamo responsabilità ai politici, perché li vogliamo preparati. E vorremmo che magari avessero un titolo di studio, fossero pronti a capire come gestire la cosa pubblica. Un tempo chi governava non veniva scelto sulla rete, né solo per far fuori la segreteria politica che c’era prima. Oggi uomini o donne soli al comando vengono preferiti perché propongono soluzioni semplicistiche a problemi che semplici non sono.

All’incapacità di chi governa viene proposto il sovranismo come soluzione. All’Europa dei burocrati viene prefigurata una repubblica con più confini in un mondo che tutti i giorni, noi per primi, si muove chiedendo di accorciare tempi e distanze. Ma una autarchia fatta da ignoranti al potere non è migliore di una Repubblica parlamentare dove ignoranti eletti dal popolo sovrano vengono scelti da chi non ha elementi per poter scegliere al meglio. Invertire l’ordine dei fattori non cambia il risultato.

La soluzione non è dunque isolarsi di più o aprirsi senza limiti, ma avere conoscenze per avere una classe politica degna di rappresentarci. E noi, a nostra volta, essere degni della cittadinanza che ci consente di scegliere il nostro futuro in cabina elettorale.

Fateci caso. Di epistocrazia la politica non parla. Gira alla larga da qualsiasi presa di posizione.

Oggi il voto procede per infatuazione. Si segue lo sciamano del momento. Il fenomeno è mondiale, non è solo italiano. Il popolo si sta trasformando, specialmente sui social, in una tifoseria stile hooligan, dove non interessa la partita, ma picchiare l’avversario. Il voto esprime un sentimento, non un pensiero. Diventa una guerriglia mediatica.

Insomma, se vogliamo che i politici passino un esame, perché non deve esserci una patente di buon cittadino per poter votare con consapevolezza? E’ il tema che solleva l’epistocrazia, la democrazia di chi ha competenza.

Il via con Mani pulite
La delegittimazione della politica ha un punto di inizio, e di fine. E’ con la stagione di Mani pulite che si apre un nuovo scenario, che tutto quel che “si sapeva”, che si intuiva, esce allo scoperto, e cioè che una classe politica che fino ad allora aveva governato, era anche brava a rubare. Via tutto. Via tutti. Via anche la legge elettorale. Evviva il maggioritario. Via il proporzionale. Evviva la governabilità. Una nuova illusione.

Lo stiamo pagando sulla nostra pelle, da quando è caduta la Prima repubblica, da quando con tangentopoli e mani pulite, qualsiasi cosa fosse alternativa al vecchio sistema era legittima, più legittima solo perché nuova. Non più preparata, semplicemente diversa. E infatti oggi non si ruba di meno, si ruba in modo diverso. La presenza mafiosa, in particolare n’dranghetista, ha conquistato spazi istituzionali, la questione morale è oggi più assente rispetto a 30 anni fa. La fragilità dei governi e l’inconsistenza dei politici ha portato a invocare il governo dei tecnici. Non eletti, chiamati dagli eletti, a governare gli elettori disarmati.

Fenomeni elettorali gonfiano e sgonfiano le urne sovrane, tifoserie si alternano. Davvero Alba Parietti diceva cose sbagliate? Già solo il fatto di criticare il suo pensiero perché si chiama Alba Parietti e perché vota a sinistra la dice lunga sulla democrazia e sull’idea di sovranità e diritto di parola che ha in testa il popolo dei forum. Dove si orienta il pensiero, e dove si forma la coscienza elettorale. Un tempo si studiava, e si ragionava, oggi si clicca. (articolo apparso su la nuova padania il 20 aprile 2020)

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