Carceri – Il Paese che nessuno vuol vedere. Suicidi, “sommosse”, aggressioni. Sovraffollamento, evasioni…

6 Agosto 2024
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Ancora giornata di caos e fuoco nelle carceri campane, quella vissuta ieri. Ed è dura la presa di posizione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria che chiede un’inchiesta e denuncia: “Poliziotti penitenziari in pericolo perché con estintori fuori uso e senza dispositivi di protezione individuali (DPI)!”. 

Tiziana Guacci, segretario per la Campania del SAPPE, informa infatti che “ad Avellino un detenuto del Reparto isolamento, che già nei giorni precedenti si era reso autore di atti turbativi dell’ordine e della sicurezza, si è chiuso nel bagno della cella dove ha dato fuoco al materasso ed altri oggetti che avevo portato con sé. L’ispettore di Polizia Penitenziaria addetto alla Sorveglianza Generale è immediatamente intervenuto e con l’ausilio di altri Baschi Azzurri è riuscito a domare l’incendio con dei secchi di acqua, poiché tutti gli estintori presenti non erano funzionanti, e ha portato in salvo il detenuto”.

“Situazione che sarebbe stata meno grave qualora ci fosse stata un’idonea dotazione di dispositivi di sicurezza e protezione”, rimarca la sindacalista, la quale aggiunge che “analoga situazione si è vissuta ad Ariano Irpino dove un detenuto, anch’egli non nuovo a comportamenti turbativi dell’ordine e della sicurezza, ha dapprima posto in essere un tentativo di impiccamento e, successivamente, ha tentato di darsi fuoco. In entrambi i casi è stato salvato da un eroicoc Agente di Polizia Penitenziaria che, a mani nude, ha spento il fuoco che si stava propagando sul corpo del detenuto”. Guacci esprime “il compiacimento SAPPE a tutto il personale intervenuto che, con professionalità e nonostante l’esiguità di personale e la scarsità di mezzi, è riuscito a domare gli incendi e a mettere in salvo i detenuti. Al tempo stesso non possiamo esimerci dal denunciare come gli estintori in dotazione al carcere di Avellino siano stati inutilizzabili perché scarichi”.

E’ una furia il segretario generale del SAPPE, Donato Capece: “E’ gravissimo quanto avvenuto: i poliziotti devono rischiare la vita non solo per la follia di alcuni detenuti fuori di testa che danno fuoco a mobilio ed arredi ma anche per le colpe di una Amministrazione che trascuratezza la sicurezza sui posti di lavoro!”. E ricorda che non più tardi del 31 luglio scorso, in un incontro a Roma al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria alla presenza del Capo DAP Giovanni Russo, del Vice Capo, di Domenico, dei Direttori generali Parisi, Cirielli e Bianco, nonché altri dirigenti e funzionari del DAP, agli impegni teorici che l’Amministrazione avrebbe inteso assumere, aveva citato proprio “il caso della mancanza dei dispositivi di sicurezza individuale sui posti di servizio di molti penitenziari, spesso teatro di gravi episodi con incendi appiccati dai detenuti e fumo pericoloso e letale che invade corridoi e Sezioni, tanto che molte colleghe e colleghi si devono riparare bocca e naso con fazzoletti personali non essendo appunto disponibili i DPI: e quando lo sono e non sono chiusi in armeria (!), spesso il personale non li sa usare”.

“Ditemi, per favore, cosa devono fare i colleghi di fronte ad una cella con dentro i detenuti ed un incendio appiccato e le maschere in armeria: intervengono e salvano le persone o aspettano di avere di DPI?”, ha chiesto provocatoriamente Capece al Capo DAP e si chiede oggi dopo le giornate di fuoco vissute ad Avellino e Ariano Irpino. “Chi trascura la sicurezza sul lavoro ed ha responsabilità deve pagare: non si possono lasciare gli Agenti in servizio Avellino, Ariano Irpino, in Campania e nell’intera nazionale senza dispositivi di protezione individuali (DPI) o con estintori scarichi o fuori uso. E’ grave ed assurdo che gli Agenti si debbano salvaguardare con fazzoletti bagnati  per non inspirare fumo data l’assenza dei dispositivi di protezione individuale!”.

Ancora un detenuto che si sarebbe tolto la vita, l’ennesimo suicidio. Lo rende noto Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria. “48 anni, originario di Montecorvino Rovella, si sarebbe suicidato impiccandosi nel bagno della camera di sicurezza del Tribunale di Salerno dov’era stato tradotto in mattinata per la convalida dell’arresto scattato per maltrattamenti in famiglia. Subito soccorso e condotto in ospedale, sarebbe spirato poco dopo. Si tratta, dunque, del 63esimo detenuto che si è tolto la vita dall’inizio dell’anno, cui bisogna aggiungere 7 appartenenti alla Polizia penitenziaria”, dichiara il sindacalista. “Stiamo ancora cercando di capire l’esatta dinamica e come sia potuta accadere quest’ennesima tragedia che investe il sistema d’esecuzione penale nel suo complesso. Anche se, probabilmente, in questo caso non hanno avuto neppure il tempo di avere un impatto diretto le disastrate condizioni carcerarie, di certo lo Stato, ancora una volta, non poteva permettersi che gli sfuggisse una vita che gli era stata affidata”, aggiunge. “Noi continuiamo a pensare che la carneficina in atto vada fermata con provvedimenti tangibili e ad effetto immediato. Sono 14.500 i detenuti oltre i posti disponibili, mentre a ben 18mila ammontano le unità mancanti alla Polizia penitenziaria. A ciò si sommano carenze sanitarie, deficienze strutturali e infrastrutturali e disorganizzazione imperante. In mancanza di interventi, sarà un agosto funesto”, conclude De Fazio.

Un avvicendamento ai vertici dell’amministrazione penitenziaria, affinché le carceri vengano affidate a chi ha le competenze. È quanto chiede il sindacato di polizia penitenziaria Osapp, per bocca del suo segretario generale, Leo Beneduci, dopo l’ultimo suicidio in carcere, avvenuto l’altra sera a Biella. “Non riusciamo a comprendere come l’amministrazione penitenziaria centrale a cui lo Stato, l’Italia, a partire dalla Costituzione, ha affidato il compito di custodire in maniera adeguata e umana i detenuti, rispetto a un disastro che non ha precedenti nella storia penitenziaria, possa limitare il proprio apporto al mero rammarico per così tanti suicidi”, dice Beneduci, secondo cui le “responsabilità di questo disastro, del marasma, della disorganizzazione, dell’incompetenza, di tutte le ragioni e le cause che hanno determinato il problema”, vengono poi attribuite “al personale di polizia penitenziaria, altrettanto soggiogato da un sistema che non funziona”. “Da tempo come Osapp stiamo chiedendo l’innovazione integrale dell’amministrazione a partire dall’avvicendamento dei vertici e continuiamo a ribadire questo concetto: le carceri vanno affidate a chi ha competenza, a chi ha conoscenza e soprattutto a chi partecipa. Non a chi viene designato sulla base di un guadagno o di considerazioni che nulla hanno a che fare con i compiti affidati, come ormai sta avvenendo da anni”, conclude Beneduci.

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Situazione esplosiva nelle carceri della Sardegna. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: «Ormai assistiamo quotidianamente a poliziotti che ricorrono alle cure sanitarie poiché vittime di aggressioni. L’ultima qualche giorno fa nel carcere di Uta, spiega il segretario regionale del Sappe Luca Fais, dove un ispettore nel tentativo di calmare un detenuto psichiatrico responsabile giorno prima di continue aggressioni, è ricorso alle cure dei medici perché raggiunto da un pugno, una situazione ormai fuori controllo». Per Donato Capece, segretario generale del Sappe: «Occorre potenziare gli organici negli istituti di pena italiani e in particolare in Sardegna, da tempo stiamo denunciando questa situazione, che sta diventando esplosiva. Il nostro appello al Governo non resti inascoltato».

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