di Stefania Piazzo – Riunione, sala C, secondo piano di via Bellerio. Umberto Bossi nell’era della sua segreteria, e per tutta la metà almeno degli anni ’90, usava convocare la segreteria politica, gli uffici, compreso l’allora settimanale Lombardia Autonomista poi Lega Nord, per dare la linea, per spiegare quanto stava accadendo. Erano vere e proprie lezioni di scuola politica. Tu ti sedevi e stavi ad ascoltare per capire. Ogni tanto partivano insulti, quelli che tutti chi più chi meno hanno ricevuto dal Capo. Un “non capisci un cazzo” è arrivato a destinazione senza distinzione a ciascuna testa dei presenti.
In una memorabile riunione alzando la voce, urlò: “Qui non c’è posto per i fascisti”. E il riferimento era netto e chiaro, indirizzato ad un collaboratore di un noto esponente del movimento, che aveva manifestato tendenze tutt’altro che federaliste, autonomiste. Fu “cacciato”, messo alle strette, lasciò via Bellerio. Ma erano altri anni, e altri varcarono la soglia vestiti da pecore ma erano lupi travestiti. Inutile ripercorrere le cronache note.
Chi ha una sufficiente memoria storica ricorda anche quel 25 aprile del 1994 quando la Lega scese in piazza Duomo a Milano, seppur fischiata, assieme alla sinistra. Bossi c’era. Ero in quella piazza e ricordo perfettamente la presenza dei vertici leghisti e anche che un gruppetto di facinorosi fece ritenere prudente a Umberto Bossi di richiamare la scorta, protetto da un cordone di sicurezza, prima di lasciare la manifestazione in chiusura (vedi la nostra foto d’archivio in apertura che testimonia l’evento). Ma il coraggio di esserci, per convinzione, c’era tutto.
La Lega c’era. Quella Lega, intendiamoci. Quella di Bossi che diceva “Andiamo a prendere i fascisti casa per casa”.
Oggi questa voce dovrebbe essere altrettanto forte e nitida. Servono altri 25 aprile come quello, ma temo che a breve non ce ne potranno essere. La virgola nel titolo non è solo una breve pausa, è una separazione.
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