BOSSI: CHI VUOLE FAR FUORI IL NORD SBAGLIA A CAPIRE

24 Aprile 2022
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di Stefania Piazzo – Sembra che il malessere che cova dentro la Lega, per la svolta ripetutamente nazionalista, per il cambio di passo verso “Prima l’Italia” e poi per la mancata autonomia lombardoveneta, tranne che quella approvata dalla stessa Lega per Roma, non tocchi più di tanto Umberto Bossi. Il “capo” nel silenzio della sua Gemonio non cade nella tentazione di commentare il presente. E poi te lo dice tra una riga e l’altra del discorso, te lo fa capire: “Io sono arrivato fin qui ma, tanto, se non sono stato io a portare a compimento il progetto, i popoli della Padania troveranno comunque la loro strada. Il tempo dirà che i popoli del Nord hanno la loro dignità, che ormai è stata ritrovata. Non gliela porta via nessun partito, vecchio o nuovo che sia”.

Senatur, quando è stata ritrovata questa dignità, questa autorevolezza politica? I fatti sembrano dire il contrario. Si riferisce alla prima Lega, alla fondazione della prima Lega Lombarda?
“No, la consapevolezza è arrivata quando siamo andati a Venezia, nel lontano 1996”.

Da Venezia ad oggi però di cose ne sono cambiate, onorevole Bossi.
“Non serve far polemica, non mi interessano le polemiche, io guardo oltre. Quando siamo andati a Venezia i popoli hanno sentito dentro loro stessi che si stava parlando della loro vita, del loro futuro”.

Lei sta dicendo che qualcuno deve ritrovare lo spirito di Venezia, cambiare direzione?
“Guardi che ormai quel seme è dentro, è rimasto in molti. E’ come aver fatto una vaccinazione. Inietti nel corpo qualcosa che rimane. Quindi…”.

Vuol dire che quel passaggio politico ha inoculato gli anticorpi contro le derive sovraniste?
“Sì, quell’impronta resta per sempre. Non la cancelli”.

Tradotto ai giorni nostri, possiamo dire “più Nord” in politica?
“Il Nord deve essere rispettato, non ridotto come ora a portatore di acqua allo Stato italiano”.

E in che tempi questa rappresentanza potrà trovare adeguato riconoscimento?
“Non chiedetemi i tempi, questo non lo so. Non sono un mago però so che i tempi che stanno arrivando saranno più duri di prima. La prima cosa che rischia di saltare in questa fase di grave crisi sono le pensioni per i lavoratori del Nord. Noi diamo pensioni per motivi umanitari ed è giusto, però questo porterà fatalmente alla riduzione della cassa per i pensionati che hanno pagato una vita di contributi, quindi parliamo dei lavoratori del Nord. Prima o dopo la realtà si manifesterà in tutta la sua gravità”.

La questione della rappresentanza del Nord (rin)negata però non aiuta.
“Chi vuole far fuori il Nord, sbaglia a capire. Quelli che, a Roma e con Roma, costringono i popoli del Nord a subire le scelte dello Stato non hanno capito che lo spirito di Venezia è rimasto nel cuore della gente”.

Lei tornerebbe a parlare di Padania?
“Che ne parliamo o non parliamo, c’è. Esiste già. Poi se c’è chi vuole negarne l’esistenza, questo è un altro discorso. Ma sbaglia a sottovalutare la storia. Popoli giganteschi come quello lombardo, veneto, emiliano sanno che la Padania esiste. E sono coscienti della forza che ha. Quando andai sul Po a Venezia non potei non rendermi conto del potenziale esistente. Poi la politica segue strade irte per raggiungere l’obiettivo. E il sistema, quando può, cerca di fermare il cambiamento per via giudiziaria, come è accaduto a me, alla Lega. Ma non ha fermato l’idea, l’obiettivo, la coscienza. Il sistema mette sempre in moto manovre a tenaglia per salvare se stesso”.

Sta prevalendo il nazionalismo?
“Quello che si vede è illusorio, è apparente. I popoli della Padania otterranno rispetto comunque, anche se non riuscissi io, il tempo lo dirà”.

Come vede questa Europa?
“Non mi dispiace affatto, non è male, è abbastanza buono l’assetto attuale. Tutto sommato poteva essere peggio, poteva essere un superstato centralista che schiacciava tutti i popoli, invece così non è stato”.

C’è stato di recente il decennale della morte di Guido Fanti, che fu il primo a parlare della Lega del Po.
“Sì, un grande politico, un uomo tutto d’un pezzo del vecchio Pci. A parlarmene fu la prima volta il professor Miglio”.

Fu un visionario, aveva visto lontano, Fanti?
“Esatto, è stato un visionario come me, abbiamo intuito che esisteva la Padania. Io poi ho dato corpo politico, ho messo le ruote al progetto, finchè ho potuto e come vede siamo ancora qui a parlarne dopo decenni e tentativi di far credere che la Padania non esista. Sono convinto che le cose cambieranno. Indipendentemente da me. Il tempo impiegherà il giro di tutti gli orologi che servono ma alla fine porterà là dove vogliono i popoli, non dove vuole il nazionalismo”.


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