di Gigi Cabrino – “Il settore distributivo si mobilita contro l’ingiusta campagna di criminalizzazione delle imprese, accusate contro ogni evidenza numerica di speculare sui prezzi della benzina a danno dei consumatori. Un’accusa dimostrata infondata, numeri alla mano, dalla lettura delle banche dati dei Ministeri competenti. Rilevazioni pubbliche, open data, che già da molti anni garantiscono piena conoscibilità e trasparenza al mercato”. È la posizione di Assopetroli-Assoenergia, aderente a Confcommercio, secondo cui “le misure introdotte col Decreto Trasparenza sono la soluzione finta a un problema che non esiste, se non nella schermaglia del dibattito politico. Alcune di esse non solo sono inutili e sproporzionate, ma perfino dannose. In particolare, sul fronte della trasparenza, obbligare ad installare un cartello aggiuntivo per esporre il prezzo medio regionale può generare solo ulteriore confusione ai consumatori. Le stesse informazioni, ben più dettagliate, sono facilmente accessibili da anni sul sito ministeriale Osservaprezzi Carburanti”.
Stesso discorso per il contenimento dei prezzi: “L’ esposizione del prezzo medio ha effetto negativo sulla concorrenza, favorendo il livellamento del prezzo verso l’alto a discapito dei consumatori. Stessa negatività ha sul lato dei costi. Potenziare la segnaletica prezzi sui 22mila punti vendita italiani costerà circa 400 milioni di euro che finiranno per gravare sui prezzi al consumo della benzina: fumo negli occhi, a danno delle imprese e dei consumatori”, aggiunge l’Associazione aderente a Confcommercio.
Per queste ragioni, Assopetroli “sostiene lo sciopero organizzato dai sindacati nella speranza di riportare il provvedimento alla ragionevolezza”.