E’ stata la giornata degli interrogatori di Di Rubba e Manzoni, due dei tre commercialisti vicini alla Lega agli arresti domiciliari. La loro posizione è questa: nessun illecito, ma il pagamento di provvigioni legate a un’operazione immobiliare effettuata nella Bergamasca e gestita da Andromeda. Si sono difesi così Alberto Di Rubba, ex presidente di Lombardia Film Commission e direttore amministrativo della LEGA al Senato, e Andrea Manzoni revisore dei conti del Carroccio alla Camera, accusati di peculato e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente in seguito alla vendita del capannone di Cormano, in provincia di Milano, a Lombardia Film Commission a un prezzo ritenuto ‘gonfiato’.
Davanti al gip, i due commercialisti, entrambi assistiti dall’avvocato Piermaria Corso, hanno respinto ogni addebito e giustificato le ipotesi accusatorie replicando anche sotto il profilo contabile. Avrebbero spiegato, ad esempio, che i 178 mila euro versati dalla società Andromeda, riconducibile a Michele Scillieri (anche lui commercialista vicino alla LEGA ai domiciliari), in favore della Sdc, riferibile a lui stesso e anche a Manzoni, sarebbero la commissione per una vendita di un immobile di proprietà di una famiglia bergamasca. Scillieri e il cognato Fabio Barbarossa, anche lui ai domiciliari da giovedì scorso, non si sono presentati davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Intanto si allarga l’inchiesta dei pm milanesi, avviata partendo dal caso della Lombardia film commission. Secondo quanto appreso, in Procura negli ultimi giorni stanno pervenendo o direttamente o attraverso il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf o l’Uif di Bankitalia alert su movimentazioni anomale che sarebbero state effettuate sui conti correnti di imprenditori vicini alla Lega o di societa’ riconducibili ai commercialisti Di Rubba e Manzoni, finiti agli arresti domiciliari giovedi’ scorso.
Negli atti d’indagine sono gia’ presenti alcune “movimentazioni” sospette sui conti della “Taaac”, societa’ riferibile a Di Rubba e Manzoni. “Sono operazioni prive di valide ragioni economiche che, aldila’ degli importi, non mi e’ capitato di vedere in tutta la mia carriera. E ho lavorato in banca quasi trent’anni”, aveva messo a verbale lo scorso luglio ai pm Marco Ghilardi, amico di Rubba e direttore, poi licenziato, della filiale di Seriate (Bg) di Ubi Banca.