A 30 anni da Mani pulite, dibattito con Gerardo Colombo

20 Ottobre 2021
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Politica e magistratura a 30 anni da Mani pulite. I problemi della giustizia italiana osservati attraverso un richiamo al passato, alla stagione di Tangentopoli, ma guardando al presente e ai temi del dibattito attuale: separazione delle carriere, potere dei pubblici ministeri, obbligatorietà dell’azione penale. Ne hanno discusso oggi pomeriggio a Roma, alla Sala Umberto, in un incontro organizzato dal ‘Dubbio’ e moderato dal direttore Davide Varì, l’ex pm di Mani pulite, Gerardo Colombo, la vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati, Alessandra Maddalena, il presidente dell’Unione camere penali Gian Domenico Caiazza, il giornalista ed ex parlamentare Enzo Carra. Nel corso dell’incontro è stato presentato il libro di Giuseppe Gargani, “In nome dei pubblici ministeri”.

“Che ci sia stato un disegno si deve dimostrare”, ha detto Gherardo Colombo, riferendosi all’inchiesta di cui è stato uno dei pubblici ministeri. Colombo si è detto poi a favore “dell’unicità della cultura della giurisdizione. E’ un male che il pm non ragioni da giudice, perché così rappresenta solo l’accusa”. Quanto ai rapporti tra politica e magistratura “chi continua a introdurre nuovi reati? – ha domandato – I magistrati lavorano su una materia che gli è offerta: se la politica limitasse i reati si limiterebbe il potere della magistratura. Questo non significa che i magistrati non fanno errori”.

“C’era volontà politica in Mani pulite? A distanza di tempo dico di no e se c’era era sbagliata perché dopo Mani pulite le elezioni le ha vinte Berlusconi” è stata la riflessione di Enzo Carra. Mani pulite ha portato al successo di Berlusconi alle elezioni del ’94. E’ indispensabile che la magistratura non pensi che la sua azione debba avere riflessi politici. Succederà esattamente il contrario'”, ha osservato. “La politica dopo quei fatti non riesce a rimettersi sulle gambe. Oggi siamo davanti alla politica che si vergogna di chiedere finanziamenti per la sua attività. Questa – ha suggerito – potrebbe essere un’attività sana, importante, che la magistratura con tutte le altre forze riesca a togliere questa inutile ipocrisia. Forse rivedere questo aspetto, per ridare fiato alla politica, per togliere questa psicosi. Credo che questo sia un compito, anche nelle riforme che il Pnrr ci sta imponendo bisognerà pensate a delle forme migliori, più garantite per l’attività politica”. Carra si è poi riferito a recenti fatti di cronaca, alle reazioni suscitate dalle sentenze sull’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano e sulla trattativa Stato-Mafia: “E’ una cultura malata, finiremo per fare i processi in piazza e aldilà delle leggi e delle regole”, ha denunciato.

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