COMUNICAZIONE ELETTORALE – Nuova Padania è una testata apartitica. In questa rubrica si dà spazio alle comunicazioni elettorali che arrivano dal territorio. Perché votare la lista LIBERTA?
Riceviamo e pubblichiamo –
Perché votare la lista LIBERTA?
“Perché è l’unico soggetto non compromesso rispetto a questa Europa liberticida e che ha la credibilità di eleggere i propri rappresentanti. Per noi dire “meno Europa e più Italia” significa che questa azione invasiva dell’Unione Europea deve essere fermata e deve essere concentrata solo sulle politiche comunitarie che hanno un senso comune, dai migranti a una difesa comune, a quella che dovrebbe essere un’azione di antimafia e contro la criminalità con regole comuni in ambito europeo”.
E sull’autonomia quale è la vostra posizione?
“Siamo assolutamente contrari al progetto del ministro Calderoli, è l’antiautonomia. Non serve né al Nord né al Sud. Il modello che abbiamo in mente è quello del SudTirolo. Ovvero la riscossione in ambito regionale o per macroregioni, in modo da versare a Roma solo una quota concordata perché si fermi anche il meccanismo del continuo aumento del debito pubblico, che viene alimentato dall’assistenzialismo, e per fermare lo strozzinaggio romano sui territori”.
Quindi è NO alla tesoreria unica?
“E’ un no perché è unica per la visione romanocentrica, che restituisce col contagocce ai territori. Ci siamo passati tutti, sia come sindaci che come amministratori regionali, Roma prende, Roma non restituisce”.
A chi afferma che ci sono troppe liste nella vostra coalizione, cosa replica?
“Abbiamo sempre fatto tutto sotto la luce del sole, a differenza di altri che sotto mentite spoglie hanno partiti che candidano all’interno di varie liste i loro uomini. Ad esempio, nella Lega ci sono candidati dell’Udc ma non c’è il simbolo dell’Udc. Per non parlare poi di partite di giro con cui si prendono alcuni parlamentari di un partito per costituire un nuovo gruppo parlamentare. Questo è raggirare gli elettori. Poi c’è il caso di Totò Cuffaro, quei voti andranno a Forza Italia non passando dalla porta principale bensì dalla finestra di Noi Moderati. Sono metodi che non ci appartengono. D’altra parte vale il detto che i voti non puzzano.
Noi invece abbiamo fatto accordi e inseriti nella costellazione della Libertà, facendo fronte comune con tutte quelle forze politiche che sotto il denominatore comune “Meno Europa – Più Italia” hanno deciso di dare vita alla nostra lista”’.
Umberto Bossi, fondatore della Lega Nord, ha sempre sostenuto che il processo di cambiamento del Sud dovesse partire proprio dal Sud, non essere “calato” dall’alto. Lei che è il leader di Sud chiama Nord, condivide?
“Dalla prima all’ultima parola Bossi ha ragione. Il 22 settembre 2023 ho incontrato il Senatur. Abbiamo entrambe condiviso il fatto che è stato un peccato non esserci incontrati 25 anni fa. Ha apprezzato la mia storia, la mia azione politica. Pensa come me che non la strada non sia quella di creare al Sud delle estensioni della Lega ma invece delle forze autonome, autonomiste, rappresentanti del Meridione, per sintonizzarsi con la Lega per combattere il centralismo, che è il nemico comune. Quello che lui pensava di fare si è invece verificato all’inverso. La Lega è diventata romanocentrica mentre noi dal Sud abbiamo avviato finalmente un processo di vero federalismo e autonomia”.
Quindi la Lega è superata?
“Dopo quello che è diventata, sì, è superata. Io sono oltre, sono più leghista dei leghisti”.
Commistione tra politica e affari. Oggi caso Liguria. Domani chissà chi inciamperà. Che opinione si è fatto di quanto accade?
“Emerge dalle inchieste un mondo parallelo. Non è pensabile che le decisioni istituzionali vengano prese a Montecarlo giocando al casinò o sugli yacht, da parte anche di imprenditori che disprezzano la politica. Oltre che un prezzo vile che avrebbe tutto ciò secondo i magistrati. Noi siamo garantisti ma è il sistema che mi fa schifo. Chi governa non può permettere che si crei fuori dal palazzo una sorta di governo parallelo. A me già basta questo per dire ad un uomo delle istituzioni “ti devi dimettere”. Sotto il profilo politico ed etico c’è quanto basta per dimettersi, non ci si può piegare al volere di ambienti comparati”.
Ultima domanda. I primi cento giorni in Europa di De Luca, come dovrebbero essere?
“La prima cosa è iscriverci ad una famiglia europea che vuole fermare l’azione liberticida di questa Europa e soprattutto cominciare ad abolire il sistema delle quote che riguarda la produzione agricola, la pesca, tutto ciò che ha “ammazzato” l’economia italiana consentendo l’invasione nei nostri mercati di prodotti di Stati terzi anche agevolati da azioni solidaristiche dell’Unione Europea. Noi dobbiamo lavorare su quanto sta facendo saltare le nostre tradizioni, dai balneari alla Bolkenstein e quindi dalla messa in sicurezza delle nostre tradizioni, del commercio ambulante. Questo sono cose che vanno fatte, dopodiché si stabilisca una volta per tutte quelle poche cose che vanno fatte a livello europeo ma si restituisca agli Stati la sovranità e ogni forma di autonomia”.
Un processo già avviato dai catalani e dai baschi.
“Assolutamente sì. Quello è l’esempio da prendere e sintonizzarsi sul diritto dei popoli a decidere del proprio destino. Più posizioni si prenderanno nei vari Stati, più questa operazione potrà arrivare all’obiettivo”.